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Anziché aspettare i 4 o 5 anni d'età, si potrebbe arrivare a una diagnosi di autismo entro i primi 12 mesi di vita di un bambino. Un gruppo di ricercatori australiani ha messo a punto un nuovo test, semplice ed economico, che consente di identificare i segni precoci dell'autismo tramite l'osservazione dei comportamento e del linguaggio del corpo. Anticipare così tanto la diagnosi dell'autismo consente di intervenire tempestivamente e supportare la delicata fase di sviluppo del bambino.

Il test, chiamato SACS-R e descritto sulla rivista JAMA Network Open, è stato convalidato con uno studio durato 5 anni che ha coinvolto oltre 13.500 bambini dai 12 ai 24 mesi di vita. I risultati mostrano che questo nuovo strumento, facile da utilizzare, è molto sensibile. In pratica, sarebbe in grado di individuare l'83 per cento dei bambini che in futuro riceveranno una diagnosi di autismo. Il test si basa su una serie di osservazioni del bimbo, già a 11 mesi. Interagendo con il bambino si vanno a vedere alterazioni di comportamenti come le interazioni con gli altri, la riduzione o l'alterazione di comportamenti semplici, le reazioni del bambino quando viene chiamato col suo nome o anche lo sguardo del bambino.

“Ai genitori spesso viene consigliato di aspettare e attendere la comparsa di sintomi”, dice Josephine Barbaro de La Trobe University in Australia (https://www.latrobe.edu.au/) e coordinatrice dello studio. “L’età media in cui viene effettuata la diagnosi di autismo è infatti tra i quattro e i cinque anni, quando le opzioni di supporto precoce - continua - sono ormai limitate. Questo strumento potrebbe rendere il riconoscimento dell’autismo molto più tempestivo”. A differenza degli altri metodi, precisano gli esperti, SACS-R può essere utilizzato per grandi popolazioni e consente l’identificazione dei disturbi dello spettro autistico in modo più preciso. “La diagnosi precoce dell’autismo – sottolinea John Dewar dell’Università di La Trobe – è fondamentale, poiché porta a un accesso utile ai supporti necessari, aumenta la possibilità di partecipazione all’istruzione ordinaria e riduce il livello di aiuto necessario con l’avanzare dell’età del bambino”.

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