Dal genoma di una bambina spagnola di 7 anni, Gabriela, un team internazionale di ricercatori guidato dall’Australian National University ha finalmente identificato la mutazione del DNA che provoca il lupus, la malattia autoimmune che colpisce circa 60mila persone in Italia. A Gabriela è stato diagnosticato una grave forma di lupus quando aveva 7 anni. Un caso così grave con esordio precoce dei sintomi è raro e indica una singola causa genetica, che i ricercatori sono riusciti a rintracciare. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, apre la strada allo sviluppo di nuovi trattamenti.
Il lupus è una malattia autoimmune cronica che provoca infiammazione negli organi e nelle articolazioni, colpisce il movimento e la pelle e provoca affaticamento. Nei casi più gravi, i sintomi possono essere debilitanti e le complicazioni possono essere fatali. Non esiste una cura per la malattia e gli attuali trattamenti sono prevalentemente immunosoppressori che agiscono riducendo il sistema immunitario per alleviare i sintomi. Nel loro studio, pubblicato oggi su Nature, gli scienziati hanno eseguito il sequenziamento dell’intero genoma di Gabriela. Nella loro analisi genetica, effettuata presso il Center for Customized Immunology dell’Australian National University, i ricercatori hanno trovato una singola mutazione puntiforme nel gene TLR7. Grazie al contributo di altri istituti di ricerca, gli studiosi hanno identificato altri casi di lupus grave in cui anche questo gene era mutato. Per confermare che la mutazione causa il lupus, il team ha utilizzato l’editing genetico CRISPR per introdurlo nei topi. Questi topi hanno sviluppato la malattia e hanno mostrato sintomi simili, fornendo prove che la mutazione TLR7 fosse la causa. Il modello murino e la mutazione sono stati entrambi chiamati “kika” da Gabriela, la giovane paziente al centro di questa scoperta.
“Questa è la prima volta che una mutazione TLR7 ha dimostrato di causare il lupus, fornendo una chiara evidenza di un modo in cui questa malattia può insorgere”, ha commentato Carola Vinuesa, co-autrice dello studio. Il lavoro può anche aiutare a spiegare perché il lupus è circa 10 volte più frequente nelle femmine rispetto ai maschi. Poiché TLR7 si trova sul cromosoma X, le femmine hanno due copie del gene mentre i maschi ne hanno una. Di solito, nelle femmine uno dei cromosomi X è inattivo, ma in questa sezione del cromosoma il silenziamento della seconda copia è spesso incompleto. Questo significa che le femmine con una mutazione in questo gene possono avere due copie funzionanti. Gabriela, che rimane in contatto con il team di ricerca e ora è un’adolescente, afferma: “Spero che questa scoperta dia speranza alle persone con lupus e faccia sentire loro di non essere le sole a combattere questa battaglia. Si spera che la ricerca possa continuare e sfociare in un trattamento specifico che possa avvantaggiare così tanti guerrieri lupus che soffrono di questa malattia”. I ricercatori stanno ora lavorando con aziende farmaceutiche per esplorare lo sviluppo o la riproposizione di trattamenti esistenti, che prendono di mira il gene TLR7. E sperano che il targeting di questo gene possa anche aiutare i pazienti con condizioni correlate.