Una singola mutazione dell’influenza aviaria potrebbe consentire al virus H5N1 di attaccarsi facilmente alle cellule umane e permettergli di colpire la proteina “recettore” sulla superficie delle nostre cellule. Si potrebbero così aprire le porte al contagio interumano, un’eventualità che aprirebbe la strada ad una nuova pandemia. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio pubblicato sulla rivista Science e firmato dagli scienziati del Scripps Research Institute a La Jolla (California).
Gli scienziati puntualizzano che “attualmente non esistono casi documentati di trasmissione del virus H5N1 tra persone, i casi di influenza aviaria negli esseri umani sono legati al contatto stretto con ambienti contaminati o con uccelli infetti (compreso il pollame), i bovini da latte e altri animali, ma c’è da parte deifunzionari della sanità pubblica la preoccupazione che il virus si evolva per trasmettersi in modo efficiente tra gli esseri umani, il che potrebbe portare a una nuova pandemia potenzialmente mortale”.
Il virus dell’influenza aviaria si lega al suo ospite tramite una proteina chiamata emoagglutinina che si lega ai recettori di molecole di zucchero chiamate glicani presenti sulla superficie delle cellule ospiti. In passato l’aviaria ha avuto bisogno di diverse mutazioni genetiche per adattarsi all’uomo in modo da infettarlo in maniera efficiente e poi passare facilmente da persona a persona. “La situazione - sottolinea lo studio - potrebbe essere pericolosamente più semplice per il ceppo H5N1 2.3.4.4b che è stato isolato dalla prima infezione umana con un virus bovino H5N1 negli Stati Uniti. I dati non suggeriscono che si sia verificata una evoluzione o che l’attuale virus H5N1 con solo questa mutazione sarebbe trasmissibile tra gli esseri umani, dunque al momento non ci sono allarmi”. Ma il crescente numero di casi umani di H5N1 derivanti dal contatto diretto con animali infetti, ci dice che serve una sorveglianza proattiva dell’evoluzione del virus H5N1 e di simili ceppi di influenza aviaria”.