Il medulloblastoma è un tumore che colpisce i bambini ancora prima di venire al mondo. Almeno secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature, secondo il quale questo tipo di cancro aggressivo si manifesta in uno stato premaligno durante il primo o il secondo trimestre di gravidanza. Secondo gli autori dello studio - scienziati del Max Rady College of Medicine presso l’Università di Manitoba, del National Cancer Center di Tokyo, del Seattle Children’s Research Institute e dell’Hospital for Sick Children (SickKids) - è possibile quindi prevenire il medulloblastoma attraverso una serie di accorgimenti clinici.
Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno raccolto campioni di medulloblastoma dagli ospedali pediatrici di tutto il mondo, utilizzando diverse tecnologie di sequenziamento per identificare le variazioni genetiche associate alla formazione di questo tipo di cancro. I medulloblastomi, spiegano gli autori, si sviluppano generalmente durante l’infanzia, intorno ai sette anni d’età, ma potrebbe esistere una finestra utile per impedirne la formazione. Considerati la forma più letale di cancro infantile, questi tumori maligni rappresentano il 20 per cento dei casi di neoplasie pediatriche. Il trattamento attualmente in uso prevede un intervento chirurgico aggressivo e dosi elevate di chemio e radioterapie. Il tasso di recidiva è di circa il 40 per cento mentre la mortalità varia dal 20 al 70 per cento a seconda delle condizioni di salute pregresse dei pazienti. Per questo i risultati dello studio potrebbero rivoluzionare la storia di questo tumore.
Gli esperti hanno scoperto un insieme di caratteristiche genetiche che ostacolano la differenziazione cellulare in un tipo specifico di cellula presente solo durante lo sviluppo fetale iniziale del cervelletto. Questo si traduce in una forma premaligna del tumore che poi permane nel cervello del bambino. Le cellule identificate si trovano in una regione del cervelletto strutturalmente più complessa negli esseri umani rispetto ad altri mammiferi. Questi suggerisce che il medulloblastoma potrebbe essere una conseguenza dell’evoluzione del cervelletto. I risultati indicano che questi tumori hanno origini antecedenti a quanto si pensasse precedentemente, per cui potrebbe esistere un arco di tempo in cui sarebbe possibile rilevare la neoplasia ed eventualmente prevenirne lo sviluppo. “Queste informazioni – osserva Tamra Werbowetski-Ogilvie, una delle autrici principali dello studio – potrebbero essere molto utili in futuro per lo sviluppo di farmaci mirati alla prevenzione del medulloblastoma. Speriamo che il nostro lavoro possa contribuire a salvare molti pazienti pediatrici”.