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Metronomica. È questo il nome che viene utilizzato per una nuova modalità di somministrazione della chemioterapia contro il tumore al seno. Consiste nel dare ai pazienti pillole a basse dosi che possono ussare a casa proprio in modo continuativo, invece che in ospedale per endovena a dosi più alte. Questo approccio al cancro, non solo funziona, ma è anche più efficae rispetto alla chemioterapia tradizionale. Lo dimostrano i risultati dello studio multicentrico nazionale “Meteora”, coordinato dall’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) e presentati in anteprima all’ultimo congresso ESMO (European Society of Medical Oncology) a Parigi.

L’obiettivo dello studio, a cui hanno partecipato 15 centri italiani, era confrontare i risultati ottenuti con la somministrazione tradizionale e quella metronomica nelle donne con tumore del seno metastatico “luminale” (che rappresenta il 70% di tutti i tumori mammari), con recettore ormonale positivo. Tra settembre 2017 e gennaio 2021, sono state randomizzate 140 donne con tumore del seno ER+/HER2 metastatico. “La terapia metronomica trae il suo nome dal metronomo che in musica 'batte il tempo': si seguono ritmi diversi per l’assunzione dei farmaci, per ottenere benefici prolungati e minore tossicità”, spiega Elisabetta Munzone, vice direttore della Divisione di Senologia Medica IEO e primo autore del lavoro. “I risultati preliminari dello studio, di prossima pubblicazione su una rivista scientifica internazionale, non lasciano dubbi sulla sua superiorità rispetto alla chemio via endovena: la terapia metronomica - continua rallenta il tempo di progressione di malattia di circa 4 mesi e riduce il rischio di dover interrompere la terapia per effetti collaterali, con un vantaggio in termini di tempo di 3 mesi e mezzo”. Il beneficio più evidente è però per la qualità di vita della donna: le pazienti non perdono i capelli e non sono costrette a recarsi una volta al mese in ospedale per ricevere un’alta dose di farmaci, tutta concentrata nel solo tempo dell’infusione, che spesso causa effetti avversi importanti.

“Le tossicità ci sono anche con la somministrazione metronomica, ovviamente”, precisa Munzone. “Ma la grande differenza è che possono essere gestite modulando i tempi e i modi dell’assunzione della terapia - prosegue - in base alle caratteristiche individuali di ogni paziente, il suo stile e progetto di vita e la sua personale risposta ai farmaci. Pertanto la raccomandazione, anzi la necessità assoluta, è che le pazienti assumano la terapia metronomica sotto la guida di centri oncologici superspecializzati”. I ricercatori continueranno a valutare questa nuova strada. “Ora continueremo a studiare", afferma Munzone. “Sappiamo che i migliori risultati terapeutici della terapia metronomica sono dovuti al diverso meccanismo d’azione del farmaco che, diluito nel tempo, riesce non solo a neutralizzare le cellule cancerose, ma anche ad alterare il loro microambiente cellulare, con un’azione antiangiogenetica e di stimolo al sistema immunitario. Quindi - conclude - si apre un nuovo capitolo di ricerca sui molteplici processi e i diversi target della terapia e su come ottenere risultati di efficacia sempre migliori”.

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