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Aumentano i casi di bambini con sindrome dell’apnea ostruttiva nel sonno (Osa) nei bambini che, se diagnosticata in ritardo, può aumentare il rischio di sviluppare problemi cognitivi. A lanciare l'allarme è stata Susanna Esposito, ordinaria di Pediatria Università di Parma e presidente della sezione Emilia Romagna della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps). "Il sonno è un bisogno primario, ancor più per i bambini", spiega l'esperta. "Qualora risulti alterato, può avere un impatto rilevante sul benessere del bambino e potenziali ripercussioni nell’età adulta, con conseguenze di rilevanza sociale, compreso un aggravio dei costi sanitari dovuti alle conseguenti comorbilità cardiovascolari e metaboliche", aggiunge.

La sindrome delle apnee ostruttive del sonno in età pediatrica è una patologia piuttosto frequente, caratterizzata da ostruzione parziale o completa, prolungata e intermittente delle vie aeree superiori, la quale provoca un’assenza di flusso respiratorio nella persona che ne soffre. In età evolutiva questa sindrome colpisce tra il 2 e il 6% della popolazione, con esordio prevalente tra il secondo e il sesto anno di età. “Tra i bambini – spiega Andrea Bergomi, pediatra di famiglia AUSL di Modena e vice-presidente Sipps Emilia-Romagna – questa patologia presenta sia sintomi diurni che notturni. Durante il giorno segnali indicativi possono essere respiro orale, irritabilità, voce nasale, rinite cronica, cefalea mattutina, scarsa concentrazione scolastica, rallentamento della crescita. Durante la notte sono, invece, presenti russamento, pause respiratorie nel sonno, respiro orale, modificazione del colorito cutaneo, sensazione di soffocamento, paura e agitazione notturna, sudorazione intensa, insonnia. Se non trattata adeguatamente, l’Osa può condurre, anche in età pediatrica, a complicanze gravi a causa soprattutto delle ipossiemie intermittenti".

La terapia dell’Osa in età pediatrica prevede un approccio medico-farmacologico a base di corticosteroidi topici nasali, mentre una terapia chirurgica, efficace nel 70-100% dei casi, è riservata al trattamento delle malformazioni cranio-facciali e dell‘ipertrofia adenoidea e/o tonsillare. Infine, la terapia ortodontica, finalizzata all’ampliamento del palato duro attraverso l’applicazione di un apparecchio ortodontico fisso, trova indicazione nei bambini con contrazione trasversale della mascella e malocclusione dentale. "Un trattamento precoce è essenziale per migliorare l’outcome a lungo termine del bambino – spiega Esposito – soprattutto quando coesistono problematiche cognitive e/o comportamentali. I bambini non trattati presentano più spesso deficit cognitivi o delle funzioni neuropsicologiche, con conseguenze sullo stato dell’intelligenza generale e verbale, sulle funzioni esecutive e di apprendimento, sulla memoria, sul linguaggio, sulle capacità matematiche, sul pensiero astratto e analitico. È dimostrato che il trattamento delle Osa nei bambini che ne soffrono migliora le loro capacità cognitive e le performance scolastiche e sociali".

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