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Un noto anti-depressivo, l'amitriptilina, potrebbe aiutare a prevenire l'insorgenza della nevralgia post-erpetica, la complicazione cronica più comune dell’herpes zoster, noto come fuoco di Sant'Antonio. Ne sono convinti gli scienziati delle università di Bristol, Oxford, Southampton e Warwick che collaborano allo studio Athena Shingles Study, il quale allo scopo di verificare gli effetti protettivi dell'amitriptilina. L'herpes zoster è causato dalla riattivazione del virus della varicella in uno dei nervi sensitivi spinali o cranici del sistema nervoso periferico. Si manifesta con una caratteristica eruzione cutanea: la cute si presenta eritematosa e ricoperta da vescicole simili a quelle della varicella, associata a dolore bruciante e intenso. Queste alterazioni scompaiono dopo poche settimane. Se però il dolore persiste per più di 90 giorni dopo la comparsa dell'eruzione cutanea acuta dell'herpes zoster viene definito nevralgia post-erpetica.

Nel nuovo studio i ricercatori propongono ai pazienti che ricevono una diagnosi di herpes zoster un trattamento con l'amitriptilina, un tipo di antidepressivo che a dosi più basse viene usato per trattare il dolore ai nervi. L'obiettivo è quello di cercare di prevenire la nevralgia post-erpetica. A ispirare questa nuova potenziale soluzione sono stati i risultati di un piccolo studio del 1997, il quale suggeriva che l’assunzione anticipata di amitriptilina potrebbe essere di grande aiuto. Il nuovo studio, secondo i ricercatori, sarà il più grande mai condotto sull’argomento. “Nell’80% di coloro che prendono la varicella - spiega Ashish Gulve, consulente in medicina del dolore presso il James Cook University Hospital di Middlesbrough e consulente medico della Shingles Support Society - il virus risiede nel corpo senza causare problemi. Tuttavia, in alcune persone, forse decenni dopo, il virus si riattiva, probabilmente a causa dell’avanzare dell’età”.

L’herpes zoster è infatti più comune negli ultrasettantenni, a causa di un sistema immunitario compromesso che rende più difficile combattere l’infezione. Malattie e trattamenti che indeboliscono il sistema immunitario, come il diabete di tipo 2 e la chemioterapia, possono anche consentire al virus di riattivarsi. “Il problema è che non ci sono al momento trattamenti efficaci per il dolore da fuoco di Sant’Antonio”, spiega Tony Pickering, professore di neuroscienze e anestesia all’Università di Bristol. “E, sfortunatamente, ho visto pazienti che anche a distanza di 20 anni soffrono ancora di qualche tipo di dolore”, aggiunge. Per questo, oltre al vaccino già esistente per prevenire la malattia, un farmaco efficace sarebbe molto utile per i pazienti. Gli scienziati sperano che i risultati del loro studio dimostrino che l'amitriptilina possa rappresentare un'opzione percorribile in maniera preventiva.

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