Ci sono professioni che possono aumentare le probabilità che una donna sviluppi un tumore alle ovaie. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori dell’Università di Montréal in Canada in uno studio pubblicato sulla rivista Occupational & Environmental Medicine.
I ricercatori hanno condotto un’analisi esplorativa su due dimensioni dell’ambiente di lavoro: l’impiego in un particolare ruolo o settore e le esposizioni a specifici agenti. Sono state incluse, nella ricerca, tutte le partecipanti allo studio PRevention of OVArian Cancer in Quebec, di età compresa tra i 18 e i 79 anni, reclutate in sette ospedali di Montreal tra il 2010 e il 2016, dopo aver ricevuto una diagnosi di tumore ovarico epiteliale.
I risultati hanno rivelato che diversi ambiti lavorativi possono essere collegati a un rischio maggiore nel contrarre la malattia. In particolare, lavorare per 10 o più anni come parrucchiera o estetista è stato associato un rischio tre volte maggiore di cancro ovarico, mentre l’impiego per 10 o più anni nella contabilità è stato associato un rischio doppio e nell’edilizia un rischio quasi triplo. Allo stesso tempo, al lavoro a lungo termine nell’industria dell’abbigliamento, compreso il ricamo, è stato associato un rischio maggiore dell’85% di sviluppare la malattia, mentre al lavoro nelle vendite o nel commercio al dettaglio sono stati associati rischi maggiori, rispettivamente, del 45% e del 59%. Un’incidenza più elevata, di oltre il 40%, è stata osservata nelle esposizioni cumulative elevate di 8 o più anni, rispetto a nessuna, a 18 agenti diversi, tra cui, talco, ammoniaca, perossido di idrogeno, polvere di capelli, fibre sintetiche, fibre di poliestere, coloranti e pigmenti organici, cellulosa, formaldeide, gas propellenti, sostanze chimiche presenti in natura nella benzina e candeggine.