I pazienti curati da un medico donna hanno tassi di mortalità e di riammissione in ospedale più bassi rispetto ai pazienti che vengono curati da medici uomini. Almeno questo è quanto emerso da uno studio condotto dall’Università di Tokyo e dall’Università della California di Los Angeles, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Annals of Internal Medicine. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno condotto un’analisi dei dati delle cartelle cliniche di oltre 700mila pazienti Medicare (458mila donne e oltre 319mila uomini), negli Usa, di età pari o superiore ai 65 anni, ricoverati in ospedale e trattati tra il 2016 e il 2019.
I risultati mostrano che pazienti di entrambi i sessi trattati da medici donna hanno ottenuto esiti migliori rispetto a coloro che sono stati presi in carico da medici uomini, sia in termini di mortalità che di ri-ospedalizzazione. La differenza è risultata particolarmente ampia e “clinicamente significativa” per le pazienti di sesso femminile, che sono spesso sottorappresentate nella ricerca medica e che sono più esposte al rischio di diagnosi sbagliate o di errori medici.
Nel dettaglio: il tasso di mortalità per le pazienti di sesso femminile è risultato dell’8,15% quando trattate da medici donne rispetto all’8,38% quando il medico invece è uomo. Mentre il tasso di mortalità per i pazienti di sesso maschile curati da dottoresse è risultato del 10,15%, inferiore rispetto al 10,23% per i medici di sesso maschile. La stessa differenza è stata riscontrata in relazione ai tassi di riammissione in ospedale. “I risultati indicano che i medici uomini e donne praticano la medicina in modo diverso e queste differenze hanno un impatto significativo sugli esiti di salute dei pazienti”, dice Yusuke Tsugawa, scienziato dell’Università della California di Los Angeles e uno degli autori dello studio. Secondo i ricercatori, sarebbero diversi i fattori che potrebbero spiegare le disparità di risultati clinici tra medici uomini e donne. Tra questi citano ad esempio la probabilità che i medici uomini tendino a sottovalutare la gravità della malattia delle loro pazienti.