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Come agenti infiltrati, le cellule leucemiche sono in grado di allearsi con alcune cellule sane dal sangue che, come se fossero loro complici, le aiutano a proliferare e le difendono dalle terapie. In pratica le cellule malate possono contare su un microambiente tumorale che le protegge e fa loro da scudo. Per contrastare questo fenomeno - che si verifica in particolare nella leucemia mieloide acuta - i ricercatori della Fondazione Tettamanti hanno sviluppato in laboratorio una versione geneticamente modificata dei linfociti T, il tipo di globuli bianchi che ha specifiche funzioni difensive, dotandoli di due differenti proteine capaci di intercettare e interagire con altre due proteine che si trovano rispettivamente sulla superficie delle cellule leucemiche (il marcatore CD33) e sulle MCS (il marcatore CD146). Le seconde offrono protezione alle prime. Le cellule così modificate sono in grado di riconoscere e aggredire sia le cellule leucemiche, sia la particolare categoria di cellule sane che le protegge, ovvero le mesenchimali stromali (MSC). I dati, pubblicati sulla rivista Frontiers in Immunology, derivano da esperimenti con cellule in coltura sostenuti dalla Fondazione AIRC. I linfociti T utilizzati nello studio sono cellule CAR-CIK: se nella terapia CAR-T i linfociti T sono prelevati dai pazienti e modificati, con le CAR-CIK i linfociti T sono estratti dal sangue di un donatore, con un processo più semplice e meno costoso.

“L’azione delle cellule CAR-CIK - spiega Andrea Biondi, direttore scientifico della Fondazione Tettamanti e dell’IRCSS San Gerardo dei Tintori di Monza - dovrà ora essere verificata in esperimenti con animali di laboratorio, per perfezionare l’approccio terapeutico per ottimizzarne l’efficacia”.

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