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Dal sangue fresco o crioconservato del cordone ombelicale si possono ricavare le cellule necessarie per realizzare le CARCIK, i linfociti T geneticamente modificati in laboratorio per renderli capaci di aggredire le cellule di alcune forme di tumori del sangue resistenti alle terapie, come la leucemia linfoblastica acuta, che fa registrare ogni anno circa 400 nuove diagnosi in Italia prevalentemente in età pediatrica. A dimostrare la fattibilità e la sicurezza di questo metodo i ricercatori della Fondazione Tettamanti dell’IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza che hanno presentato i risultati di questo lavoro al 66esimo congresso annuale dell’American Society of Hematology (ASH) a San Diego.

Le cellule CARCIK rappresentano un’evoluzione della terapia standard con cellule CAR-T. Tutti i linfociti “CAR” sono dotati di recettori artificiali sulla loro superficie, proteine capaci di riconoscere particolari bersagli (in gergo antigeni) sulle cellule tumorali e di eliminarle. Mentre le CAR-T commerciali sono ricavate dal paziente stesso, le CARCIK sono prodotte dal sangue di un donatore sano attraverso un processo più semplice, meno costoso e meno invasivo che non richiede, peraltro, l’utilizzo di vettori virali.

“Poter ricavare le CARCIK dal sangue del cordone ombelicale apre alla possibilità in futuro di utilizzare i cordoni conservati nelle biobanche per sviluppare terapie mirate a partire da cellule di donatori compatibili con i pazienti”, osserva Sarah Tettamanti, ricercatrice della Fondazione Tettamanti dell’IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza e co-autrice del lavoro. “Nei modelli in vitro utilizzati nel nostro progetto – continua Tettamanti – i linfociti T estratti dai cordoni ombelicali e resi capaci di aggredire le cellule tumorali dopo essere stati modificati geneticamente in laboratorio hanno evidenziato caratteristiche sovrapponibili a quelli ricavati dal classico prelievo di sangue dal donatore. La prospettiva è di sfruttare le evidenze raccolte all’interno dei prossimi studi clinici sulle CARCIK”.

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