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Il consumo prolungato di droghe, come la cocaina e la morfina, può influire sul modo in cui il cervello percepisce le priorità. In questo modo i bisogni primari dell'organismo, come bere e mangiare, passano in secondo piano. Lo rivela un nuovo studio condotto su topi dai ricercatori della Rockefeller University di New York. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science.

La cocaina è una sostanza organica naturale di origine vegetale che viene estratta dalla coca, una pianta originaria delle regioni tropicali Centro e Nord-Occidentali dell’America del Sud. Non a caso, i principali produttori mondiali di foglie di coca sono la Colombia, il Perù e la Bolivia. L’assunzione di cocaina produce sul consumatore un effetto di benessere mentale e di ilarità. I soggetti che ne fanno uso si sentono pieni di energia, loquaci, mentalmente vigili e hanno la sensazione di vedere, udire e percepire al tatto in modo più intenso. Inoltre, la cocaina riduce l’appetito e il desiderio di dormire. Sotto alcuni punti di vista, il suo effetto è simile a quello delle amfetamine e, al pari di queste, può spesso provocare ansia e attacchi di panico, lasciando il consumatore stanco e spossato. Abusarne può condurre alla morte per infarto.

Quando le persone abusano ripetutamente di droghe, possono notare cambiamenti a lungo termine nel loro comportamento che le portano a scegliere di assumere droghe invece di fare cose essenziali, come mangiare e bere. Si sospetta che in questo processo sia coinvolto un percorso cerebrale, chiamato sistema mesolimbico della ricompensa, ma pochi studi hanno confrontato direttamente la risposta del sistema all’assunzione di droghe con la risposta al soddisfacimento di bisogni innati. Ora, gli scienziati hanno dimostrato che gli stessi neuroni si attivano in queste due circostanze.

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