“Il consumo eccessivo di sale è il principale fattore di ipertensione e, di conseguenza, di morte per infarto, ictus e altre malattie cardiovascolari. Gli alimenti ad alto contenuto di sale tendono a produrre i maggiori profitti, ma questi alimenti mettono a rischio la salute dei clienti: la riduzione del sale a livello di popolazione attraverso la riformulazione obbligatoria produrrebbe risultati rapidi, è fattibile, fa risparmiare costi e, in definitiva, salva vite umane”.
È con suggerimenti di questi tipo che OMS Europa ha lanciato la propria “guerra al sale”. In un rapporto appena pubblicato “Azione su sale e ipertensione” l’OMS sottolinea infatti che quasi tutti i Paesi della regione europea (52 su 53) hanno un consumo medio giornaliero di sale superiore al livello massimo raccomandato di 5 g (circa un cucchiaino) al giorno con la conseguenza che più di un adulto su tre di età compresa tra 30 e 79 anni soffre di ipertensione, uno dei principali fattori di rischio per malattie cardiovascolari come infarti e ictus. Le malattie cardiovascolari (CVD) - sottolinea il rapporto - sono la causa principale di disabilità e morte prematura nella regione europea, causando oltre il 42,5% di tutti i decessi ogni anno. Ciò significa 10.000 morti ogni giorno. Secondo il rapporto OMS/Europa, gli uomini nella regione hanno quasi 2,5 volte più probabilità di morire di malattie cardiovascolari rispetto alle donne. Esiste anche un divario geografico: la probabilità di morire giovani (30-69 anni) a causa di una malattia cardiovascolare è quasi cinque volte più alta nell’Europa orientale e in Asia centrale rispetto all’Europa occidentale.
"Le malattie cardiovascolari e l'ipertensione sono in gran parte prevenibili e controllabili - commenta Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell'OMS per l'Europa -. Sappiamo cosa funziona, ma ancora una volta non riusciamo a implementare approcci basati sull’evidenza, con conseguenti livelli inaccettabilmente elevati di morti evitabili. L’attuazione di politiche mirate per ridurre l’assunzione di sale del 25% potrebbe salvare circa 900.000 vite dalle malattie cardiovascolari entro il 2030”.