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Una riduzione dell’inquinamento atmosferico può aiutare a ridurre il rischio di malattia di Parkinson. E’ quanto emerge da uno studio guidato dal Barrow Neurological Institute, negli Usa, e pubblicato sulla rivista JAMA Network Open. Gli autori hanno lavorato con 346 pazienti con Parkinson e hanno scoperto che l’esposizione agli inquinanti PM 2,5 e NO 2 (biossido di azoto) è associata ad aumenti statisticamente significativi del rischio di Parkinson.

Gli autori ne hanno concluso che una riduzione dell’inquinamento atmosferico può aiutare nella lotta a questa malattia modificando il suo fenotipo e il rischio di discinesia nei pazienti affetti da malattia di Parkinson stessa. Il Parkinson è una malattia degenerativa che colpisce il 2% della popolazione di età pari o superiore a 70 anni. Si stima che il numero di individui con Parkinson nella popolazione triplicherà nei prossimi 20 anni. Sono state formulate diverse teorie per spiegare il progressivo aumento dell’incidenza della malattia. Nel corso degli anni sono state segnalate come possibili cause complesse interazioni tra fattori ambientali, predisposizione genetica e noti fattori di rischio.

In questo studio, l’esposizione a PM 2,5 è stata associata a un rischio aumentato di sviluppare la malattia, in particolare il fenotipo rigido-acinetico, e il rischio era più alto con livelli crescenti di PM 2,5 . “Anche l’esposizione a NO 2 è stata associata a un rischio aumentato di sviluppare il Parkinson”, sottolineano i ricercatori. “Inoltre, livelli più elevati di PM 2,5 e NO 2 sono stati associati a un rischio aumentato di sviluppare discinesia dopo l’insorgenza del Parkinson”, concludono.

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