I cambiamenti nella composizione del microbioma intestinale sono collegati all’insorgenza dell’artrite reumatoide nei soggetti a rischio di contrarre la malattia a causa di fattori genetici, ambientali o immunologici. Questo è quanto emerge da uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Leeds e pubblicato sulla rivista Annals of the Rheumatic Diseases.
Il lavoro ha coinvolto 124 persone a rischio di sviluppare artrite reumatoide, sette volontari che avevano appena ricevuto la diagnosi e 22 soggetti sani. I partecipanti sono stati seguiti per un periodo di 15 mesi, durante i quali gli scienziati hanno valutato i cambiamenti nei profili del microbioma intestinale in cinque occasioni. Gli scienziati hanno scoperto che i soggetti a rischio presentavano anticorpi precursori della proteina anticiclica citrullinata (anti-Ccp), che attaccano le cellule sane e sono specifici dell’artrite reumatoide, e in base all’esperienza di dolore articolare nei 3 mesi precedenti. Durante il periodo di studio, 30 dei 124 appartenenti al gruppo a rischio hanno sviluppato l’artrite reumatoide e la loro diversità microbica si è notevolmente ridotta rispetto a quella del gruppo di controllo sano.
Anche i fattori di rischio genetici, ematici e di imaging riconosciuti per lo sviluppo dell’artrite sono stati significativamente collegati a una minore diversità microbica, così come l’uso di steroidi. Tra chi aveva manifestato una progressione della malattia è emersa l’abbondanza di un ceppo specifico di Prevotellaceae sp (ASV2058), piuttosto scarso nel gruppo di controllo. Un’altra variante di Prevotellaceae sp (ASV1867) è risultata aumentata all’inizio dello studio nei pazienti in progressione, il che potrebbe suggerire che gli esemplari di questa famiglia di batteri potrebbero svolgere ruoli diversi nella progressione dell’artrite reumatoide. Il decorso della malattia è risultato influenzato anche da altri batteri della stessa famiglia (es. Alloprevotella, Paraprevotella clara, Prevotella stercorea): i risultati suggeriscono che i cambiamenti nel microbioma rappresentano un fenomeno in fase avanzata della malattia.