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La presenza di etichette che indicano le calorie sui prodotti alimentari e nei menu dei ristoranti induce le persone a scegliere opzioni leggermente meno caloriche. Questo è quanto emerso da uno studio condotto dagli scienziati dell’University College di Londra, della Bath Spa University, dell’Università di Cambridge e dell’Università di Oxford. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cochrane Database of Systematic Reviews. Il team di ricerca, guidato da Natasha Clarke e Gareth Hollands, ha esaminato i risultati di 25 lavori precedenti sull’impatto dell’etichettatura sulla selezione e il consumo di cibo.

In totale, sono stati inclusi oltre 10 mila partecipanti provenienti da paesi ad alto reddito, tra cui Canada, Francia, Regno Unito e Stati Uniti. Stando a quanto emerge dall’indagine, l’indicazione delle calorie nei supermercati, nei ristoranti e nei punti vendita di cibo portava a una diminuzione media delle calorie consumate dell’1,8 per cento. In altre parole, su un pasto da 600 calorie, la riduzione media era di 11 calorie, pari a due mandorle. Piccole variazioni quotidiane nel consumo di energia, osservano gli esperti, possono avere effetti significativi se mantenute a lungo termine. Le stime degli autori suggeriscono che una diminuzione di 24 calorie al giorno, pari a circa l’1 per cento dell’assunzione raccomandata per gli adulti, potrebbe prevenire un aumento di peso di nove chili nell’arco di dieci anni.

“La nostra revisione – afferma Hollands – mostra che l’etichettatura calorica porta a una modesta riduzione delle calorie che le persone consumano. Questo potrebbe avere un certo impatto sulla salute a livello di popolazione, ma si tratta di un effetto modesto”. Clarke aggiunge: “Anche se si tratta di un piccolo cambiamento a livello dei singoli pasti o dei singoli acquisti l’evidenza è solida e le ripercussioni sulla salute della popolazione potrebbero portare a un contributo significativo alla salute pubblica. Sarà però necessario valutare le possibili conseguenze negative di questo approccio, ad esempio gli esiti sulla salute mentale dei consumatori”.

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