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Le donne presentano un'incidenza più elevata di disturbi depressivi, d’ansia, alimentari, di stress e bipolari tra i 10 e i 54 anni di età. Gli uomini, invece, sono maggiormente colpiti da autismo, disturbi dell’attenzione e iperattività e da uso di droghe nella fascia d'età 15-54 anni, oltre ai disturbi da uso di alcol in età adulta. Tuttavia, in 10 anni di ricerche, solo il 19% degli studi è stato progettato per individuare differenze di genere e appena il 5% ha considerato il sesso come variabile principale di analisi. Questo dimostra una persistente sottovalutazione delle differenze biologiche e sociali tra uomini e donne nella ricerca scientifica. Lo rivelano due studi internazionali rilanciati in occasione di un evento organizzato a Milano dalla Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf) e Fondazione ONDA ETS.

“Le disuguaglianze di genere nel campo della salute mentale sono evidenti sia a livello globale che in Italia, con le donne che ne pagano il prezzo più alto, con una pesante disparità sia nella fase diagnostica che in quella terapeutica”, spiegano i co-presidenti della Sinpf, Matteo Balestrieri e Claudio Mencacci. Uno studio del Karolinska Institute in Svezia, pubblicato su The Lancet, ha fatto luce su quali siano le differenze di genere nell’incidenza dei disturbi psichiatrici e come queste differenze permangono nel corso della vita.

Un altro studio dell’Università della British Columbia, pubblicato su Nature, ha analizzato 10 anni di ricerca, evidenziando un grave ritardo nella considerazione del genere negli studi scientifici. Da qui emerge che solo il 19% degli studi esaminati era stato progettato per individuare differenze di genere e che solo il 5% ha effettivamente utilizzato il sesso come variabile d’analisi. “Questi numeri parlano chiaro – aggiungono Mencacci e Balestrieri – e sottolineano l’importanza di adottare di strategie di prevenzione e screening basate sul genere, a cui dovrebbero seguire interventi mirati a gruppi di età specifici”.

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