Nasce il primo gruppo di ricerca internazionale sul carcinoma mammario lobulare, il secondo tipo di tumore del seno più diffuso, ma con molti “lati oscuri” che rendono più difficili i progressi nelle terapie. L’annuncio arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Cancer Treatment Reviews. Il neonato team è guidato da Giovanni Corso – chirurgo senologo dell’Istituto Europeo di Oncologia e ricercatore presso l’Università Statale di Milano – e crea una collaborazione internazionale fra il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, l’Università della California San Francisco, IEO e Università di Milano.
“Il nostro gruppo ha l’obiettivo di risolvere i principali problemi clinici posti da questo tumore subdolo”, spiega Corso. Il carcinoma lobulare può recidivare tardivamente anche dopo dieci anni, ha una scarsa risposta alla chemioterapia e una forte aggressività locoregionale. Lo studio sintetizza le conoscenze attuali ed evidenzia le linee di ricerca più promettenti per indirizzare risorse e strategie.
I ricercatori sottolineano le alterazioni genomiche tipiche (mutazioni CDH1, PIK3CA, ERBB2), la limitata infiltrazione immunitaria e la sensibilità endocrina. Dal punto di vista diagnostico, risonanza magnetica e mammografia con contrasto risultano più precise di ecografia e mammografia standard. Il lavoro discute anche l’evoluzione delle tecniche chirurgiche, le strategie radioterapiche e l’importanza di centri specializzati con Breast Unit capaci di offrire diagnosi molecolare e cure d’avanguardia.
“È importante anche controllare i fattori di rischio”, conclude Corso. “La genetica, la terapia ormonale sostitutiva prolungata e l’obesità aumentano significativamente la probabilità di ammalarsi”.