Essere una star della musica può accorciare la vita di diversi anni. Uno studio pubblicato sul Journal of Epidemiology & Community Health e condotto da Johanna Hepp, Christoph Heine, Melanie Schliebener e Michael Dufner dell’Università di Witten/Herdecke (Germania) mostra che i cantanti famosi in Europa, Regno Unito e Nord America hanno un rischio di mortalità superiore del 33 per cento rispetto ai colleghi meno noti, con una sopravvivenza media di circa 75 anni contro quasi 80. L’analisi ha coinvolto 648 cantanti attivi tra il 1950 e il 1990 e suggerisce che la fama comporti un rischio aggiuntivo oltre ai fattori professionali legati all’attività svolta.
Nello studio i ricercatori hanno selezionato 324 cantanti famosi dalla lista “Top 2000 Artists of All Time” e hanno abbinato loro per anno di nascita, genere, nazionalità, etnia, genere musicale e ruolo sul palco 324 artisti meno noti. In questo modo è stato possibile controllare le variabili professionali e demografiche che avrebbero potuto spiegare la differenza di mortalità osservata in studi precedenti, attribuendola esclusivamente al successo mediatico. Le curve di sopravvivenza mostrano che la divergenza tra i due gruppi inizia a emergere circa vent’anni dopo l’avvio della carriera: il ruolo solista risulta associato a un rischio più elevato rispetto alla partecipazione a una band, con una riduzione del rischio del 26 per cento tra chi si esibisce in gruppo, suggerendo un possibile effetto protettivo legato al supporto sociale.
I ricercatori ipotizzano che fattori come pressione pubblica, perdita di privacy, isolamento e maggiore esposizione a stili di vita dannosi possano contribuire ad aumentare la vulnerabilità dei cantanti più noti. Secondo gli autori, saranno necessari ulteriori studi per comprendere i meccanismi causali e verificare se il fenomeno riguarda anche altre categorie come attori e sportivi e in contesti culturali diversi da Europa e Nord America.




