Non è detto che "naturale" sia necessariamente sinonimo di "salutare". A lanciare l'allarme la Società Italiana di Allergologia e Immunologia Clinica (Siaic), a commento del boom delle erbe medicinali e del fai-da-te per curare sintomi di varia entità, dal raffreddore ai cali di umore. Riunti a Cagliari, gli allergologi Sebastiano Gangemi dell'Università di Messina e Gioacchino Calapai dell’Ema di Londra spiegano che “Un consumo disinvolto di prodotti a base di erbe medicinali può essere molto pericoloso specie se associato a farmaci”.
Di quali erbe si tratta? Per esempio della Cimicifuga Racemosa, utilizzata per i disturbi della menopausa, la quale pare "poter provocare gravi danni al fegato, astenia e di innalzare gli enzimi muscolari – sostiene Calapai -. Poi l’Hypericum Perforatum, (Erba di San Giovanni), che viene usata contro la depressione, ma è anche causa frequente di interazioni con i farmaci e, se assunta con farmaci antidepressivi può causare una sindrome da eccesso di serotonina, una condizione che può anche causare la morte".
C'è poi il Citrus Aurantium, il comune arancio amaro, che ha mostrato un rischio di tossicità cardiaca sia negli animali da laboratorio che nell’uomo. E ancora il Piper Methysticum (noto anche come Kava), che ha effetti afrodisiaci, inebrianti, è utilizzato per i disturbi dell’ansia e gli attacchi di panico, ma è stato ritirato dal commercio per i gravissimi danni al fegato.
Inoltre, sottolinea Gangemi, consigliere della Siaic, “Si registra anche in Italia il fatto che il consumatore abbia una insufficiente percezione dei rischi associati all’uso di questi prodotti. Egli, anche a causa del passaparola favorito anche dalla scarsa qualità delle informazioni a disposizione sul Web, nutre una fiducia quasi assoluta in tali erbe. Inoltre vige la consuetudine di autoprescriversi tali ritrovati, senza alcuna supervisione del medico. Ma soprattutto, per tali prodotti non sono quasi mai garantiti lo stesso controllo degli standard di qualità e sicurezza richiesti ad esempio per i farmaci. In particolare quando si acquistano in rete da industrie misconosciute, ai rischi rappresentati dalle potenziali interazioni farmacologiche si aggiungono la possibilità di acquistare prodotti contaminati da eccessiva presenza di metalli pesanti o prodotti adulterati nei quali sono stati aggiunti veri e propri farmaci per renderli più efficaci”.