«I biosimilari sono un’occasione unica per smentire la convinzione che quanto più una cura è innovativa, tanto più è ristretta la platea dei pazienti che possono accedervi, per operare una sintesi tra scelte razionali dal punto di vista economico e scelte di equità nell’accesso alle cure». Così il vicepresidente di AssoGenerici, Francesco Colantuoni, sintetizza l’andamento della tavola rotonda che ha caratterizzato il pomeriggio del Convegno nazionale di AssoGenerici. Per cogliere l’opportunità offerta dai biosimilari di coniugare cure innovative a costi contenuti, però, serve un’informazione non viziata da preconcetti sui requisiti di sicurezza ed efficacia di questi medicinali, così come una maggiore pubblicità dei dati raccolti in questi primi anni di impiego. «Va ricordato, a questo proposito, che nel database di farmacovigilanza dei biosimilari istituito dall’AIFA (Agenzia italiana del farmaco) a oggi non risulta alcuna segnalazione che metta anche solo in discussione le caratteristiche di sicurezza di questi farmaci», sottolinea Colantuoni. Che conclude: «E’ importante che i medici, a cui spetta la scelta dei trattamenti, comprendano l’importanza di linee guida che tengano conto della disponibilità dei biosimilari, ampiamente utilizzati in altre realtà europee, come in Gran Bretagna e in Germania, dove alcune molecole, rappresentano il 70% delle prescrizioni».
Un farmaco biosimilare è un farmaco biologico (cioè prodotto con tecniche biologiche e non chimiche) sviluppato per essere simile (non identico) a un medicinale biologico di riferimento, per il quale sia scaduta la copertura brevettuale. Il principio attivo di un biosimilare e del suo farmaco di riferimento sono essenzialmente la stessa sostanza biologica, ma potrebbero esserci differenze di minore entità a causa della natura complessa delle molecole e dei metodi di produzione, che, tuttavia, sono ininfluenti su sicurezza ed efficacia.