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La quota di farmaci generici di fascia C a carico del cittadino è mediamente molto più bassa di quella dei generici in fascia A, a carico dello Stato.

«Insomma - conferma sulle pagine del quotidiano Libero Gualtiero Pasquarelli, AD di DOC Generici - a 13 anni dall'entrata in commercio in Italia, è una situazione paradossale; eppure sui prodotti a carico del consumatore, secondo logica, la quota dovrebbe essere maggiore che non su quelli a carico del Servizio Sanitario, visto che sui primi il risparmio è diretto per le tasche del cittadino. E anche l'introduzione della prescrizione per principio attivo non ha di fatto avuto alcun impatto né modificato questo trend». I cittadini in pratica continuano a pagare di tasca propria una cifra più alta, senza motivo. «O meglio - precisa Pasquarelli - il motivo c'è ed è molto chiaro: perché il pubblico non ne è informato, non sa che può risparmiare e quanto, a causa di una legge sulla pubblicità, nata ben prima del generico, che nei fatti impedisce il diritto del cittadino all'informazione».

Emblematico al proposito il caso del sildenafil generico - prodotto per la disfunzione erettile –che ha avuto, una volta immesso sul mercato, un tale battage informativo da parte della stampa tale per cui i cittadini hanno saputo da subito che si trattava di un risparmio importante per un prodotto equivalente. «Questa situazione ha avuto due importanti ricadute: abbattimento degli acquisti per vie 'illegali' tipo internet e passaggio al generico di quasi il 60 percento del consumo in pochissimo tempo», sottolinea Pasquarelli. Il sildenafil ha avuto un trattamento informativo di cui non godono gli altri prodotti di fascia C, nonostante quasi il 90 per cento abbia un equivalente generico a costo minore.

«Non si spiega altrimenti, è solo una mancanza d'informazione - insiste l'AD di DOC Generici - perché la legge impedisce di informare il cittadino dell'esistenza di un farmaco equivalente e a prezzo minore per i prodotti soggetti a prescrizione medica. La qual cosa può essere comprensibile per i prodotti di fascia A, visto che medico e farmacista svolgono un ruolo attivo nell'informazione, ma non di certo per quelli a carico del cittadino sui quali l'informazione è carente a tutti i livelli. Insomma, equiparare l'informativa sul differenziale di prezzo ad una pubblicità equivale ad impedire al cittadino di sapere che può spendere meno per un prodotto al 100 per cento identico, ledendo un diritto essenziale soprattutto nel momento in cui paga di tasca propria».

Far conoscere al consumatore il differenziale di prezzo tra due prodotti equivalenti non dovrebbe essere considerato 'pubblicità' ma 'informazione' a tutti gli effetti

equivalente generico

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