La nutrizione può rappresentare un fattore di protezione contro l’insorgere precoce dei disturbi cognitivi e delle demenze. Se infatti fino a non molto tempo fa si riteneva che il funzionamento della mente dipendesse unicamente dalla dotazione genetica, oggi si può affermare che non solo non è così, ma che al contrario fattori ambientali di tipo alimentare, fisico e cognitivo rivestono un ruolo fondamentale. Grazie alla Società Italiana di Neurologia scopriamo in che modo gli alimenti possono fare la differenza per il nostro cervello, anche quando è già malato, ricordando come una dieta possa risultare un valido aiuto alle terapie per le malattie neurodegenerative che possono giovarsi anche di efficaci farmaci equivalenti.
Dieta e malattia di Alzheimer
Un’alimentazione povera di colesterolo e ricca di fibre, vitamine ed antiossidanti presenti in frutta e verdura e di grassi insaturi contenuti nell’olio di oliva (la cosiddetta dieta mediterranea) riduce l’incidenza anche della malattia di Alzheimer come dimostrato in studi di popolazione su ampie casistiche. Alcune carenze vitaminiche, in particolare di acido folico e vitamina B12, possono facilitare l’insorgenza di demenza, e questo appare mediato da un aumento di omocisteina, una sostanza che risulta tossica per i vasi e le cellule nervose (neuroni). Gli antiossidanti presenti nella dieta ricca di frutta e verdura (come le vitamine C ed E, il licopene e le antocianine) contrastano l’accumulo di “radicali liberi” che producono danni a livello cerebrale. Anche un moderato consumo di caffè e di vino rosso, con le numerose sostanze antiossidanti contenute in queste bevande, sembrerebbero avere un ruolo protettivo nei confronti dello sviluppo della demenza. Oltre ad una dieta sana, un ulteriore meccanismo naturale di protezione è il sonno, che, come recentemente scoperto, faciliterebbe la rimozione di proteine tossiche dal cervello riducendo l’accumulo di beta-amiloide, la proteina alterata che provoca i danni tipici della malattia. .
Dieta e sclerosi multipla
Benché il beneficio di una dieta a basso contenuto di calorie (ipocalorica) nella prevenzione della Sclerosi Multipla, ipotizzato in passato senza solide basi scientifiche, sia stato smentito, sembra ormai dimostrato come una dieta ricca di grassi insaturi sia in grado di modulare e diminuire l’attività infiammatoria legata a questa patologia, svolgendo una funzione protettiva. Inoltre, se si considera che uno dei meccanismi implicati nella SM è il danno ossidativo, appare fondamentale prediligere una dieta ricca di alimenti con proprietà anti-ossidanti, contenenti vitamina A, E, C, e acido lipoico. Un ruolo di particolare importanza nella SM è svolto dalla vitamina D, con le sue importanti funzioni che modulano l’attività del sistema immunitario: la patologia sembra infatti più frequente in aree geografiche a minore esposizione ai raggi solari. A questo proposito, sono in corso studi per rispondere al quesito sul possibile effetto benefico della integrazione di vitamina D nella dieta. Va comunque sottolineato che in genere le persone con SM soffrono di osteoporosi, per la immobilità, la frequente terapia con steroidi e la scarsa esposizione ai raggi solari, per cui una terapia con vitamina D e calcio può trovare, in alcuni casi, una sua giustificazione come terapia preventiva del rischio di fratture.
Dieta e ictus
Un’alimentazione ispirata alla dieta mediterranea e con un basso contenuto di sodio è un elemento cardine della prevenzione primaria dell’ictus, dato sottolineato da tutte le più recenti linee guida. Se da un lato vi sono nutrienti da consumare moderatamente, quali sodio, alcol e grassi saturi, che si associano a un maggiore rischio vascolare, per altri cibi è stato riscontrato un effetto protettivo: Omega -3, fibre, Vitamina B6 e B12, così come l’assunzione di calcio e potassio sembrano contribuire a ridurre il rischio di ictus cerebrale.
Carenze alimentari e danni neurologici
La carenza di determinati macronutrienti e micronutrienti, tra cui soprattutto vitamine del gruppo B e proteine, può provocare danni a carico delle strutture nervose. Basti pensare al caso dell’epidemia di neurite ottica che colpì la popolazione cubana agli inizi degli anni Novanta, quando, dopo le restrizioni alimentari legate all’embargo statunitense, fu impossibile assumere livelli adeguati di proteine, vitamine e minerali. Ma è quanto si può verificare anche nel caso di un regime alimentare vegetariano seguito da quasi 4 milioni di italiani, che se da un lato si è dimostrato in grado di prevenire patologie cardiovascolari o diabete, dall’altro rischia, soprattutto nella sua declinazione vegana (400.000 persone in tutta Italia), di determinare serie carenze di alcuni nutrienti essenziali. In particolare, la carenza di vitamina B12 determina sia un aumento dei livelli plasmatici di omocisteina, sostanza associata all’incremento del rischio di demenza e di malattie cerebro-vascolari, sia un aumento dei livelli di un’altra sostanza, la S-adenosil-metionina, che favorisce l’insorgenza di disturbi a carico delle strutture nervose.