“Ho mal di testa, hai qualcosa da darmi..", una frase tanto diffusa quanto sbagliata. A lanciare l'allarme è l'Istituto Nazionale per la Salute e l'Eccellenza Clinica (Nice) del Regno Unito che ha preparato l’ultima versione delle "linee guida per il trattamento del mal di testa".
Il problema, dicono i ricercatori, è rappresentato dal tipo di mal di testa. Gli esperti ne hanno individuati ben 150, raggruppati però in 12 classi. In sintesi, gli studiosi - guidati da Martin Underwood, medico e docente della Warwick Medical School – dicono che gli antidolorifici perdono di efficacia se utilizzati per ridurre il mal di testa persistente o emicranie prolungate nel tempo.
I comuni prodotti da banco come l'aspirina, il paracetamolo e l'ibuprofene possono andare bene per mal di testa occasionali, ma il loro utilizzo per "più di 10 o 15 giorni al mese può causare cefalea da uso eccessivo di farmaci, malattia invalidante e prevenibile". Il rischio è che si instauri un circolo vizioso, per cui all'aumentare del dolore o del numero degli attacchi corrisponde un aumento del dosaggio.
Tra i soggetti che soffrono di mal di testa ricorrenti, uno su 50 potrebbe soffrirne proprio a causa di un uso esagerato di antidolorifici. E' quindi importante capire di che tipo di mal di testa si soffre, l'uso occasionale di un antidolorifico per attacchi occasionali non porta problemi, ma se il mal di testa è ricorrente, spiegano i ricercatori, è consigliabile rivolgersi ad un medico esperto con il quale individuare le alternative possibili.
"Speriamo che questo aiuterà medici e altri operatori sanitari – ha spiegato Underwood nel commentare le sue linee guida - a diagnosticare correttamente il tipo di disturbo del mal di testa e a riconoscere meglio i pazienti in cui il mal di testa può essere causato da una loro eccessiva dipendenza da farmaci".