Ogni 3 secondi, nel mondo, una persona si ammala di demenza, e l'Alzheimer è la forma più comune perché rappresenta il 60% di tutti i casi. A livello planetario i casi sono oltre 46 milioni, una situazione che andrà a peggiorare nei prossimi anni, visto che le stime ne prevedono 74,7 milioni nel 2030 e 131,5 milioni nel 2050.
Nel nostro Paese le persone con demenza saranno ben 1.609.000 nel 2030 e 2.272.000 nel 2050. Oggi nel nostro paese si contano un milione e 240 mila malati, come rivelano i dati del Rapporto mondiale Alzheimer 2015. "Considerando l’anno in corso, i nuovi casi sono 269.000 e i costi ammontano a 37,6 miliardi di euro - spiega Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia. Alla luce di queste numeriche, chiediamo al governo di mettere in atto il Piano nazionale demenze, assegnandogli i finanziamenti adeguati per supportare concretamente i malati e le loro famiglie".
L'Alzheimer è un processo degenerativo che colpisce le cellule cerebrali, provocando il declino progressivo delle funzioni cognitive e il deterioramento della personalità. Eppure molto può essere fatto, anche grazie alle tecnologie, per aiutare le famiglie di chi ha perso la memoria a causa di questa patologia. In occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer, celebrata il 16 settembre, al Ministero dell'Interno è stato sottoscritto un protocollo di intesa tra il dicastero, il Commissario Straordinario del Governo per le persone scomparse Vittorio Piscitelli e i Ministeri della Salute e del Lavoro. Lo scopo è quello di potenziare gli strumenti per ritrovare le persone scomparse affette da gravi patologie neurodegenerative, mediante l'uso di sistemi di geolocalizzazione, in collaborazione con le sale operative delle Forze dell'Ordine. Concretamente, il progetto si fonda su un dispositivo elettronico, che dovrebbe costare tra i 100 e i 150 euro, in grado di avvertire la centrale di controllo nel momento in cui un malato si allontana dal perimetro definito con i familiari o con chi lo ha in cura. Se i primi tentativi di rintracciarlo dovessero fallire, il centro di monitoraggio un alert alle forze di polizia. Il progetto risponde a un'emergenza sociale, perché spesso la malattia porta i malati ad allontanarsi dal proprio domicilio con il rischio di perdersi e di mettere a repentaglio la propria vita. I malati potranno essere dotati, nelle fasi iniziali della patologia, del dispositivo da portare al collo o alla cintura che consente di rintracciarli attraverso l'allarme generato dal sistema di controllo.
La tecnologia dunque in aiuto dei malati, ma anche dei medici che devono diagnosticare precocemente la malattia. "La ricerca ha fatto importanti passi avanti - spiega Vincenzo Di Lazzaro, direttore dell'Unità operativa di Neurologia del Campus Bio-Medico di Roma - grazie soprattutto all’analisi di sostanze presenti nel liquido cefalorachidiano, di marcatori genetici, di tecniche avanzate di risonanza magnetica e di esami come la PET con cui si può studiare il metabolismo cerebrale".
Nuove tecniche d'indagine neurofisiologica consentono inoltre di studiare la funzione di particolari gruppi di cellule all'interno del cervello umano in maniera non invasiva, registrando gli effetti prodotti dalla stimolazione di specifiche aree cerebrali mediante campi magnetici. "Nel nostro istituto - aggiunge Di Lazzaro - è in corso un progetto di ricerca il cui obiettivo è riuscire a diagnosticare precocemente e con bassi costi la malattia. Alcuni protocolli d'indagine consentono di misurare l'attività di particolari cellule cerebrali, la cui funzione è compromessa in maniera specifica nell'Alzheimer rispetto ad altre forme di demenza". Tutto ciò nella speranza di trovare cure efficaci che possano affiancarsi alle terapie farmacologiche. Ma nel frattempo è indispensabile garantire un aiuto ai malati di Alzheimer e a chi si prende cura di loro. Secondo Patrizia Spadin, presidente dell'Associazione Italiana Malattia di Alzheimer (AIMA) “Le celebrazioni, come la Giornata Mondiale, sono inefficaci, servono i fatti. Venti o trenta anni fa era fondamentale, per far conoscere il problema, denunciare i numeri della prevalenza e dell'incidenza, descrivere la patologia. Ma oggi no. I problemi sono altri: il taglio previsto di 3 miliardi e mezzo in sanità, l’insufficiente finanziamento di 400 milioni al Fondo nazionale per la non autosufficienza, il mancato adeguamento dei Lea, l'Isee che considera fonte di reddito la pensione di invalidità e l'indennità di accompagnamento, i tagli locali ai servizi territoriali".