Economia e salute, un binomio che ad alcuni può suonare male. Agli antipodi, un po’ come il “dindolò” dei bimbi, se sale uno scende l’altro. Che la percezione sia però fuori luogo è oramai un'evidenza globale, e non solo perché la riflessione sui costi sanitari crescenti è imposta con urgenza da una popolazione che cresce e invecchia. Ma soprattutto perché i due ambiti possono andare a braccetto. Curarsi meglio, spendendo meno è possibile, e lo è anche dinanzi a una delle più gravi emergenze degli ultimi anni, l’Hiv.
Il fatto è emerso chiaro e unanime a Milano nell’ultimo “Workshop di Economia e Farmaci” dedicato al virus. Sul piano dell’efficacia, tra gli altri, Adriano Lazzarin, primario della Divisione di malattie infettive dell’ospedale milanese San Raffaele, ha annunciato il buon esito dello “switch” da originari a generici di alcuni trattamenti (efavirenz, lamivudina e lamivudina+zidovudina). Identico riscontro, anche sulla sicurezza terapeutica, da uno studio presentato dal direttore della Clinica malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma Roberto Cauda, che ha rilevato l'assenza di differenze nei decorsi tra pazienti “switchers” (da branded a generico) e “non-switchers”.
Gli economisti rilanciano, vedendo nel passaggio all’equivalente il presupposto di nuove risorse per la ricerca. “Serve una presa di posizione netta e decisa da parte dei decisori”, incalza Francesco Saverio Mennini, professore di Economia sanitaria all'Università capitolina di Tor Vergata, evocando norme e prassi che facilitino la disponibilità e l’uso di tali farmaci anche in ospedale. In piena sintonia la Lega Italiana per la Lotta all’Aids. L’uso degli equivalenti è “un’opportunità che ne apre altre”, sottolinea il presidente della Lila Massimo Oldrini.
Il Workshop è nato nel 2011 sotto la responsabilità scientifica di due titolati ordinari dell’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma, il gastroenterologo Antonio Gasbarrini e l’economista Americo Cicchetti. E’ un progetto di ricerca e formazione permanente che riunisce l’insieme degli attori del settore, pazienti inclusi. Fa riferimento all’estesa rete multisciplinare dell’Health Technology Assessment, cui afferiscono esperti di una settantina di paesi sui temi dell’innovazione e dell’organizzazione sanitaria.
Il concetto è che non sempre ci sono “costi e benefici” in materia. Qui emergono solo i secondi. “ I generici sono il futuro, amplieranno la cura dell’Hiv”, scrisse già nel 2012 la rivista Nature.