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Da un’equipe di ricercatori americani sembra emergere che i timori circa l’effetto cancerogeno dei raggi X siano del tutto privi di base scientifica.

Sulla salute la prudenza non è mai troppa, salvo evitare la cattiva informazione e i luoghi comuni. Bene dunque cautelarsi e prendere sul serio i consigli circa i possibili rischi. Ma bene anche valutare la loro fonte e sostanza scientifica. Ebbene, da un’equipe di ricercatori americani sembra emergere che i timori circa l’effetto cancerogeno dei raggi X siano del tutto privi di tale base.

Lo sforzo degli oncologi del Loyola University Medical Center, alle porte di Chicago, è stato quello di una revisione sistematica dell’intera letteratura scientifica in materia negli ultimi 70 anni, ossia dall’orrore dei bombardamenti atomici. La conclusione è che le preoccupazioni di alcuni pazienti (e pochi medici) dinanzi a una radiografia o una Tac si basano su “ipotesi solo teoriche, che non hanno mai trovato il riscontro di alcuna prova”. Alla conclusione segue un alert, quello sulle “spese eccessive per misure di sicurezza azzardate quanto inutili e costose”.

L’assenza di presupposti scientifici adeguati era già stata tardivamente riscontrata in altre ricerche degli ultimi anni, e gli stessi portali ministeriali dei paesi avanzati evitano il tema o tuttalpiù lo segnalano a titolo solo ipotetico limitandosi a sconsigliare “esagerazioni” sull'uso di tali esami.

In questo caso si va oltre, “decostruendo” anche i capisaldi teorici di questa cautela. Essi si basano ancora sul modello elaborato negli anni ’40, il cosiddetto LNT (Linear No-Threshold), “lineare senza soglia”. In sostanza, si prendevano in considerazione i casi più gravi, quelli delle persone esposte alle radiazioni dell’ordigno nucleare, e si graduava la valutazione del rischio cancerogeno a tutti in modo appunto “lineare” rispetto all’intensità dell’esposizione.

Un modello fallace, dunque, considerando che le radiazioni sono ovunque, anche in natura, sicché le modeste entità sono facilmente assorbibili dal corpo. La differenza è qualitativa, non quantitativa. “Basta allarmismi, è tempo di sapere, educare – dicono da Chicago - e costruire un nuovo modello scientifico”. Che, curiosamente, 70 anni dopo ancora non c’è.

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