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Le Asl, e i relativi uffici stampa, si tengono accuratamente alla larga dal dibattito pubblico. Se eccezionalmente non lo fanno è perché si sta andando su una rotta diametralmente sbagliata.

Le Asl, e i relativi uffici stampa, si tengono accuratamente alla larga dal dibattito pubblico. Non intervengono, men che meno dibattono, evitano perfino di “precisare” se esce una notizia inesatta. Sono istituzioni, vocate per giunta al tema cruciale e collettivo della Salute, e dipendono da autorità politiche regionali oltre che, in ultima istanza, dal Ministero. Se eccezionalmente lo fanno è solo quando si va su una rotta diametralmente sbagliata, specie se c’è l’aggravante che la rotta venga attribuita alle Asl stesse. Ebbene, l’eccezione si è consumata, e guarda caso proprio sul generico.

È successo a Bergamo, il cui quotidiano, L’Eco, ha lanciato un titolo del tutto fuorviante: “Troppi farmaci generici peggiorano l’aderenza alla terapia”. Il tema è serissimo, l’aderenza terapeutica è l’abc di ogni trattamento. E l’articolo riporta alcune cifre relative all’abbandono della terapia nel passaggio da un farmaco all’altro, il cosiddetto “switch”, con un’incidenza del 28%. Il dato è preoccupante, ma messo da solo contiene una disinformazione. Il difetto dell’aderenza è un problema che coinvolge la totalità dei trattamenti farmacologici e soprattutto dei loro cambiamenti, come documentato dall’Agenzia Italiana del Farmaco. L’equivalente in sé non c’entra nulla. Al contrario. 

Di qui la precisazione, correttamente pubblicata da L’Eco di Bergamo. Non solo i generici non sono il problema, ma anzi risultano una soluzione allo stesso, spiega l’Asl, allegando al comunicato l’esito di una ricerca di altre cinque Asl lombarde. Risulta (oltre a, di nuovo, l’identica efficacia terapeutica) che “i pazienti che assumono il farmaco generico hanno una persistenza al trattamento maggiore rispetto ai pazienti che assumono il farmaco di “marca”, con una differenza media di 49 giorni a favore del generico”. Va meglio, non peggio.

Morale: “Scegliere il farmaco generico pare, dunque, una scelta eticamente irrinunciabile, oltre che sicura dal punto di vista terapeutico”, dicono anche a Bergamo. Questione di etica, dunque, e di corretta informazione.

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