Il fatto è che prevenire è davvero semplice, e quasi sempre risolutivo. Il messaggio di fondo della scorsa “Settimana mondiale del glaucoma” promossa dall’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità (Iapb) è sostanzialmente questo. Sembra una banalità, ma in tale settore è più che mai la chiave di volta tra la patologia e il benessere.
La mobilitazione è stata massiccia, anche in Italia, dove ne soffre un milione di persone, ma solo la metà ne è consapevole e fa qualcosa, senza sapere che si tratta della causa principale della cecità. Una settantina di città italiane ha ospitato nei giorni scorsi visite di controllo gratuite alla vista e alla pressione oculare, grazie alle centinaia di postazioni mobili oftalmiche allestite dall’Iapb e all’adesione di molti studi oculistici, con il corredato di opuscoli informativi.
Nel pianeta, i ciechi sono 39 milioni, gli ipovedenti addirittura 246 milioni, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che sottolinea come risultino selettivamente colpiti i paesi in via di sviluppo. Il 90% dei disabili visivi vive lì. La causa prima, il glaucoma, colpisce circa 55 milioni di persone ed è distribuito più equamente. La grande discriminante non è dunque nella patologia ma nella possibilità di curarla e, soprattutto, prevenirla. L’80% dei casi di disabilità sono evitabili, documenta ancora l’Oms.
La “Settimana” è quella passata, ma il messaggio ovviamente rimane, forte e chiaro: passati i 40 anni è cruciale sottoporsi a controlli frequenti. All’insorgere della presbiopia, la visione sfocata da vicino tipica dell’avanzare dell’età, la risposta non è correre dall’oculista per acquistare gli occhiali. I migliori specialisti, infatti, spesso lo sconsigliano per evitare che le lenti, se messe prima del necessario, possano “impigrire” l’occhio.
Il da farsi è piuttosto una visita oftalmologica completa che accerti il livello di pressione oculare che, se eccessiva, può danneggiare il nervo ottico fino al manifestarsi del glaucoma. Questo lo si vede benissimo: la prevenzione è la miglior cura. Con un “occhio” anche alle patologie incorse ai propri avi, in quanto la genetica, in questo ambito, sembra contare parecchio.