Avete mai sentito parlare di “virus del secolo”? Di certo sì, e più volte. Ebbene, ai fatti tale locuzione è in tutti i casi una sciocchezza, perché i virus sono sempre esistiti, anche quelli peggiori. La ricerca odierna si spinge sempre più indietro nel tempo e apre al contempo spiragli per la comprensione degli scenari patologici futuri.
L’ultima scoperta è del Boston College, in uno studio pubblicato sulla rivista eLife, che ha identificato virus risalenti a oltre 30 milioni di anni fa. Sono stati battezzati ERV-Fc, colpivano gli antenati dei moderni mammiferi e appartengono alla famiglia dei cosiddetti “retrovirus”, la stessa dell’Hiv e delle cellule leucemiche.
''I virus esistono ovunque si trovi la vita e hanno avuto un impatto significativo sull'evoluzione di tutti gli organismi, dai batteri agli esseri umani'' , spiega Welkin Johnson, tra i coordinatori della ricerca. Il problema è che non lasciano “fossili”, sicché è difficile rintracciarne l’origine e l’evoluzione. Il soccorso arriva dalla genetica contemporanea, in grado di trovarne tracce nel Dna.
Nell'analizzare le banche dati esistenti sui mammiferi, è stato dunque identificato il retrovirus. Di più, in base alle sequenze emerse, non solo è stata stimata la sua origine – in un'epoca di drammatici cambiamenti climatici segnati dal raffreddamento che condusse all'era glaciale - ma è stato anche accertato il suo passaggio e le sue mutazioni su 28 diverse famiglie di animali in tutti i continenti, eccetto Australia e Antartide.
La scoperta non è di mero interesse storico. “Questo metodo – auspicano i ricercatori – ci permetterà di capire meglio quando e perché emergono nuovi virus e come impatterà nel lungo termine negli organismi colpiti”.