“Basta un poco di zucchero è la pillola va giù”, cantava l’immaginifica tata Mary Poppins per indurre i suoi protetti ad assumere qualcosa di utile alla loro salute. Quel “qualcosa” può tuttavia essere non una “pillola”, ma anzitutto una prevenzione fondata su un minimo di attività fisica. E quel “minimo” è davvero poco, una ventina di minuti al giorno secondo le ultime linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Il problema è che gli italiani non seguono neppure quel diktat facile ed elementare.
L’amara realtà che allarma le agenzie internazionali è stata diffusa nei giorni scorsi in una conferenza dell’Unione Italiana Sport Popolari a Roma (Uisp). Siamo tra i popoli più sedentari al mondo. 6 connazionali adulti su 10 non pratica alcuno sport né altra attività fisica. Niente. Proporzione che si abbassa al 42% nella media europea e sotto il 10% in paesi come la Svezia.
Eppure basterebbe pochissimo per garantire il necessario che, secondo l’Oms, costituirebbe la condizione necessaria (e non sufficiente, s’intende) a tenerci in forma e soprattutto alla larga dalle malattie. Si tratta di soli 150 minuti a settimana di attività di tipo aerobico a intensità moderata. Questo vale per gli adulti. Per i minorenni il suggerimento sale all’ora al giorno, moderata o intensa.
I costi dell’inattività fisica sono impressionanti. Si stima che ad essa siano imputabili il 5% delle affezioni coronariche, il 7% del diabete di tipo 2, il 9% dei tumori al seno e il 10% dei tumori del colon. Per non parlare del sovrappeso, che coinvolge la metà degli europei, bambini inclusi. E per non parlare delle conseguenze economiche, tra perdita di produttività e aumento di congedi per malattia, con costi stimati a quasi un miliardo di euro l’anno.
Gli imputati principali sono i decisori pubblici, dallo scarso spazio all’educazione fisica nelle scuole a un’urbanistica che favorisce poco le piste ciclabili e le strutture sportive. Detto questo, conta anche la responsabilità di ciascuno, dinanzi all’istinto alla pigrizia. Lo sport fa bene, e tanto, anche in età avanzata, come ribadiscono le ultime ricerche scientifiche. Non è mai troppo presto, o troppo tardi, per cominciare.