“Il tarocco è servito”, è uno degli ultimi slogan di Coldiretti. “In due pizze su tre c'è mozzarella lituana e salsa cinese”, denuncia, tra i mille dati allarmanti snocciolati nei giorni scorsi a margine di una mobilitazione “in difesa del made in Italy” - e in realtà di molto di più. Migliaia gli agricoltori accorsi, anche a bordo di trattori. Sede dell'iniziativa Napoli, in ossequio allo studioso statunitense Ancel Benjamin Key, che visse per quarant'anni nel capoluogo campano e fu il primo a documentare con chiarezza scientifica gli effetti benefici della dieta mediterranea, elevata poi dall'Unesco a “Patrimonio dell'umanità”.
Il tema della tutela delle produzioni locali è naturalmente “sindacale” (Coldiretti, col suo milione e mezzo di associati, è la più grande organizzazione di agricoltori in Europa), oltre che culturale, sociale e ambientale. Ma c'è dell'altro ancora. In ballo è la nostra salute. Nei prodotti importati a basso costo, emergono dati allarmanti (tratti dall'Agenzia Europea sulla Sicurezza Alimentare e dall'ultimo Rapporto ministeriale sui Residui dei Fitosanitari) circa la presenza di residui chimici, quali micotossine, additivi e coloranti, ben al di là dei limiti di legge stabiliti in sede europea.
Campioni in tal senso sono i broccoli della Cina (che l'anno scorso ha raddoppiato le esportazioni alimentari in Italia), risultati irregolari nel 92% dei test, ma preoccupa perfino il prezzemolo del Vietnam (78%) e il basilico dell'India (60%), e non si salvano neppure prodotti mediterranei, quali la melagrana egiziana, contaminata in un caso su tre, né quelli sudamericani, quali i meloni e cocomeri dominicani, per il 14% fuori norma.
La “black-list” è drammaticamente lunghissima, e fa particolarmente male dinanzi a un paese che è il più “green” d'Europa, con 281 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp), record di aziende biologiche, divieto di Ogm, leadership sulla sicurezza alimentare con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%, ossia un terzo della media continentale).
“Liberare le imprese italiane dalla concorrenza sleale delle produzioni straniere realizzate in condizioni di dumping sociale, ambientale con rischi concreti per la sicurezza alimentare dei cittadini”, l'appello del presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo, che merita un seguito concreto.