No, non è un tema “sexy”, per il web, social e simili. Quando si parla di tutela degli “anziani”, specie in tempi di crisi, il pensiero tende subito a spostarsi alle nuove generazioni. Quelle che, si dice, “non vedranno mai la pensione”. Solo che essi esistono, per fortuna, in numero crescente e con un ruolo crescente, anche di protezione dei più giovani, proprio perché in tempi di crisi. Solo che poi ci si dimentica lo stesso delle loro necessità e diritti violati. C’è un esaustivo studio in proposito, che gira da mesi, ma significativamente con poco impatto nei media.
Il corposo Quinto Rapporto sugli anziani non autosufficienti promosso nei mesi scorsi dall’Irccs-Inrca (Istituto Nazionale di Riposo e Cura per Anziani - Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, Ancona) ha trovato ora riscontro in un approfondimento de La Stampa. Centinaia di pagine a scandagliare quella che appare una vera e propria emergenza, l'esigenza crescente di cura per la terza età e un'assistenza pubblica incapace di tenere il passo, tanto da affidarsi sempre di più al volontariato.
Solo il 12% degli anziani riceve un assegno di invalidità, ossia circa la metà dei bisognosi. Uno su tre vive da solo, e solo il 4% riceve l'assistenza domiciliare. E “la solitudine è forse il problema più grave – spiega Marco Trabucchi, neuropsicofarmacologo all'Università romana di Tor Vergata – perché in un 75nne anche un piccolo deficit cognitivo peggiora rapidamente se non c'è nessuno a fianco”.
“ Senza un robusto incremento del finanziamento pubblico per l’assistenza agli anziani non autosufficienti il sistema è destinato a un inevitabile e progressivo declino ”, avverte Cristiano Gori, coordinatore del rapporto, data anche la tendenza all'invecchiamento della piramide dell'età. Mancano le risorse, ma non le idee: “Se i lavoratori dipendenti e autonomi rinunciassero a un giorno di ferie pagate potremmo creare un fondo” per pagare almeno un infermiere durante le vacanze, suggerisce il presidente dell'Associazione Nazionale Strutture per la Terza Età Alberto De Santis, ricordando che così si fa in Germania già dal '95 e, a ruota altrove. “L'Italia è l’unico grande Paese europeo a non avere riorganizzato in maniera organica il suo sistema”, si legge nell'indagine.
Ai media piacciono più le storie come quella di Emma Morano, piemontese di Verbania, divenuta a 116 anni la donna più vecchia al mondo. Sta bene, e solo da qualche mese ha chiesto un'assistenza a tempo pieno. Ma dietro a quella bella storia ce ne sono mille altre di ben altro tenore.