Nei giorni scorsi in Nigeria un signore di 62 anni si è recato dal giudice invocando lo scioglimento del matrimonio sulla base del fatto che la moglie sessantenne era divenuta riluttante al sesso. Dinanzi al magistrato la donna si è difesa ammettendo il proprio raffreddamento, e attribuendolo alla perlopiù menopausa. È una storia curiosa come tante, che però svela l’alone di pregiudizio culturale che ancora avvolge quella fase delicata di passaggio femminile. L’alone è del resto nel titolo stesso del giornale africano: non è dedicato all’iniziativa giudiziaria dell’uomo, ma alla menopausa della donna. La “notizia” starebbe nella sua risposta.
E invece non è lì la notizia. La menopausa è un naturale momento di passaggio nella vita di ogni donna, benché forse il più drammatico. Termina il ciclo mestruale, e con esso la fertilità, quel mistero che consegna al gentil sesso la magia e il potere ineguagliabile di creare vita. Quella fase è tipicamente assai poco ritualizzata nelle civiltà umane, il che ne sottolinea la marginalità e la marginalizzazione delle interessate. Eppure è una costante perfino anagrafica nella storia. Oggi è riscontrata in media tra i 45 e i 50 anni; ai tempi dei greci, con speranze di vita ben più basse, era ugualmente stimata verso i 45.
Ci sono risvolti psicologico-culturali, dunque, ma anche fisici, che è cruciale affrontare adeguatamente. Dalla Regione Toscana si annuncia un interessante progetto di ricerca (con un rilevante investimento da un milione di euro) che sarà sviluppato in collaborazione tra l’Università di Pisa, l’Istituto di informatica e telematica del Cnr e tre imprese locali (Signo Motus, Medea e Lucense). Può suonare strano, ma l’obiettivo è quello di sviluppare un’app, già battezzata “Vita Nova”, ad adeguato sostegno della donna.
“Mira a costruire un’applicazione adattiva capace di proporre strategie personalizzate per migliorare lo stile di vita delle donne che si avvicinano alla menopausa, adattando i suggerimenti alla tipologia di persona, ai suoi sintomi, alla condizione individuale ed anche alle sue risorse di tempo o economiche”, spiega il Professor Tommaso Simoncini, dell’Ateneo toscano che coordina il progetto. Potenziare l’automonitoraggio dei sintomi, dunque, modificando al contempo in modo dinamico le strategie per affrontarli.
Dalla ginnastica all’agopuntura, dal farmaco agli stili di vita, sono molteplici le consulenze su come affrontare la sintomatologia di quel poco celebrato rito di passaggio. A margine, come ha scritto una settimana fa un giornale canadese, va comunque ricordato “le donne non odiano i loro mariti durante la menopausa”, né, salvo un periodo transitorio, “perdono l’interesse nella sessualità”. Quel che chiedono è essenzialmente di essere ascoltate.