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La ricorrenza dello scorso 14 giugno, la dodicesima edizione della “Giornata mondiale del donatore”, è servita a fare il punto, tra dati incoraggianti e non poche ombre.

Donare sangue è uno dei gesti più belli, per la sua portata simbolica e per il suo concreto contributo sanitario. La ricorrenza dello scorso 14 giugno, la dodicesima edizione della “Giornata mondiale del donatore”, è servita a fare il punto, tra dati incoraggianti e non poche ombre, alcune delle quali chiamano in causa anche i paesi avanzati.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) rileva che il numero delle donazioni è globalmente salito alla considerevole cifra di 108 milioni all'anno. Al contempo in molte aree la domanda supera l'offerta, e questo coinvolge soprattutto le aree povere. “Quasi il 50% delle donazioni sono effettuate nei paesi ad alto reddito dove vive solo il 20% della popolazione”, nota l'Organizzazione, calcolando un tasso di donazione pro capite superiore di nove volte rispetto ai paesi meno abbienti.

In questi ultimi, quantomeno per avvicinare il proprio fabbisogno, dilaga poi la prassi della remunerazione delle donazioni, duramente contestata dagli esperti, per considerazioni etiche e non solo. Il rischio è anche sanitario. Quando si innesca la variabile monetaria si va a incentivare, magari involontariamente, la logica affaristica, abbassando così la guardia sui controlli. Il che è ancor più grave nei contesti sprovvisti delle strutture – spiega l'Oms – “ in grado di schermare tutto il sangue donato per uno o più infezioni, spesso causate da fornitura irregolare dei kit di analisi, carenza di personale, kit per il test di scarsa qualità, o mancanza di qualità di base nei laboratori ”.

Nei paesi avanzati, d'altronde, si sconfina talora nell'errore opposto, con alcuni divieti alla donazione che suonano perfino discriminatori. Al seguito della recente strage in un locale gay in Florida, la comunità omosessuale americana ha rilanciato la denuncia sul fatto di non poter donare sangue per i feriti. Il divieto per gay e bisessuali fu introdotto nel 1983 dalla Food and Drug Administration al seguito dell'epidemia dell'Aids. E' stato “ammorbidito” solo nel dicembre scorso, consentendone la donazione ma a condizione che sia trascorso almeno un anno dall'ultimo rapporto sessuale. “ Abbiamo tutti lo stesso sangue”, ricorda invece l'Oms.

In Italia, secondo l'ultimo rapporto in materia presentato nei giorni scorsi dall'Istituto Superiore di Sanità, i donatori sono oltre 1.700.000, rendendo il nostro paese sostanzialmente autosufficiente. C'è però un problema anche da noi, e sta nel fatto che le donazioni risultano scarse tra i giovani. Solo il 31% dei donatori ha meno di 36 anni, ed è un dato che reclama un rilancio nella sensibilizzazione.

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