“E' importante definire percorsi diagnostici e terapeutici per l'approccio standardizzato al paziente”, spiegava all'inizio di questo mese il professor Corrado Giua Marassi, eletto all'unanimità alla presidenza della Società Italiana di Farmacia Clinica, in assemblea a Cagliari, con un proposito prioritario: “La stesura e la validazione delle prime linee guida per il farmacista di comunità”, allo scopo di definire “ in modo preventivo le situazioni in cui il farmacista è tenuto a inviare dal medico e quelle di sua pertinenza”. A tale scopo, è stata ultimata un'indagine che ha approfondito proprio il nodo decisivo delle prescrizioni dei farmaci equivalenti.
In particolare, si è cercato di sondare le ragioni del permanere di qualche diffidenza in parte degli addetti ai lavori in Italia. Ebbene, l'85% dei medici “scettici” spiega le proprie perplessità sostenendo che l'efficacia dei bio-equivalenti sia assicurata solo per alcune classi di farmaci, e il 36% dei farmacisti ritiene che la qualità sia differente a seconda delle ditte produttrici. La conseguenza ulteriore è che se il paziente esprime perplessità sui generici, l'operatore è pronto ad accondiscendere, anziché rassicurarlo o indagarne le motivazioni, sicché il 54% dei medici e l’82% dei farmacisti finisce col ritornare alla “marca”.
Insomma, nonostante le numerose campagne dell'Agenzia Italiana del Farmaco (garante della completa bio-equivalenza dei generici, a iniziare dai principi attivi), le mobilitazioni delle associazioni dei pazienti visto il loro minor costo (è ancora in corso tra l'altro il tour nazionale dell'iniziativa “IoEquivalgo” di Cittadinanzattiva) e gli appelli di tanti esperti schierati in prima linea per la loro tutela, l'Italia resta ancora lontana dagli altri paesi avanzati sull'uso dei medicinali equivalenti. “ Dopo più di un decennio di utilizzo stupisce che ci siano ancora perplessità da parte dei professionisti sanitari”, lamenta Paola Minghetti, Direttrice del Master in Clinical Pharmacy a Milano.
Di qui l'importanza delle “linee guida”, che saranno perfezionate entro l'anno. Possono rappresentare “un valido strumento di informazione per vincere le distorte concezioni in atto dei medici e farmacisti” , plaude anche Michele Uda, direttore generale di Assogenerici.
Unanime peraltro l'appello a un seguito concreto da parte dei decisori. “ Queste ricerche aiutano a capire il fenomeno, ma ora è auspicabile un intervento da parte di ordini, associazioni e istituzioni ”, incalza la stessa professoressa Minghetti. E sono ora proprio farmacisti a invocare una svolta, a beneficio dei pazienti e all’attacco dei costi a cui sono chiamati.