Aids, Durban, 18-22 luglio. L’appuntamento biennale del mondo della scienza e della sanità ha riavuto luogo, 16 anni dopo, proprio nel Sudafrica dove Nelson Mandela aveva lanciato strali anche su questo tema contro le autorità, che a lungo addirittura negarono la correlazione tra l’Hiv e l’Aids. Un “ritorno a casa” denso di preoccupazioni ma anche di speranze, suscitate dalla ricerca scientifica nonché dall’acclarato contributo del ricorso ai farmaci generici, con risparmi che possono fare la differenza ovunque.
Allora si decise di rendere disponibili, virtualmente a tutti, i farmaci antiretrovirali, istituendo a tale scopo il Fondo Globale per la lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria. Per la verità non sono arrivati a tutti, e anzi ci sono ancora interi pezzi di Continenti di fatto esclusi, in particolare l’Africa Occidentale. Nondimeno il passo fu reale, tanto da invertire il senso della parabola. Nel 2005 i morti di Aids sono stati due milioni, l’anno scorso poco più della metà.
Quei dati però stridono con quelli dei nuovi contagi da Hiv, che hanno sfondato la quota di due milioni di persone anche nel 2015. Ed è per questo che il fulcro del nuovo consesso sudafricano è stavolta la “prevenzione”. Che vuol dire almeno due cose: anzitutto tanta e buona informazione, soprattutto ai giovani, spesso male informati (anche in Italia) sui rischi e sulle reali modalità di trasmissione della patologia; il secondo fattore è l’orizzonte, finalmente, di un possibile “vaccino”.
Un test in proposito è stato annunciato in Conferenza già per quest’anno, sulla base di un processo messo a punto dal 2009 in Tailandia, che avrebbe constatato riscontri convincenti in almeno un terzo dei casi. Ricerche analoghe sono in corso all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, che nei mesi scorsi ha anche creato un “Consorzio” mondiale con i più rinomati centri d’eccellenza del settore.
Ma c’è un terzo fattore cruciale, di prevenzione quanto di cura, ed è il nodo dei costi. I prezzi dei nuovi farmaci sono troppo alti mentre, nota al contempo Medici Senza Frontiere, “quelli vecchi continuano a diminuire”. E qui s’innesta il ruolo cruciale dei farmaci generici. L’ultimo “Workshop di Economia e Farmaci” svoltosi nei mesi scorsi a Milano ha sottolineato la completa equivalenza dello “switch” da farmaci originari agli equivalenti anche sull’Hiv. Lo avevamo già segnalato (e oltre a noi la rivista “Nature”), sicché non è più una notizia: è una realtà che può salvare molte vite nel mondo, Italia inclusa.