Sui farmaci alcuni conti non tornano, a iniziare dai “tetti di spesa”, sistematicamente sforati in quasi tutte le regioni, per giunta a fronte di un calo degli acquisti in farmacia da parte dei pazienti, perlopiù a causa di problemi economici. Ma poi ci sono conti che tornano benissimo, e sono quelli degli enti territoriali più “virtuosi” nella gestione dei conti quanto nella qualità dell’offerta sanitaria. Ebbene, sono gli stessi che fanno maggior ricorso ai farmaci generici.
Il caso limite è quello del Trentino, “con il 40 percento sul totale dei farmaci venduti e un considerevole risparmio per le tasche dei cittadini” – rivendica la stampa locale. Seguono, ma a rilevante distanza (tra 5 e 10 punti percentuali in meno) altre regioni del Nord Italia. Il fanalino di coda è la Calabria, con solo il 18,2%, con a ruota le altre regioni del Sud. Insomma anche sugli equivalenti si rispecchia un paese spaccato, che produce una media nazionale del 26,6%, assai modesta rispetto al resto d’Europa.
“Il merito va suddiviso tra i medici (attenti nella prescrizione) e tra i farmacisti (che hanno un ruolo fondamentale nel momento dell’acquisto) ma è anche dell’azienda sanitaria, che sul tema ha avviato una campagna informativa, con l’obiettivo di ridurre le spese, spiega il Corriere delle Alpi, aggiungendo però che “alla fine il merito è soprattutto dei cittadini che hanno dimostrato di avere fiducia nei farmaci senza marchio e sono stati premiati con un considerevole risparmio”. Merito di tutti, insomma, dalla sensibilizzazione sul tema promossa dalle autorità sanitarie provinciali alla prontezza dei singoli ad accoglierla. Il concetto è ribadito Riccardo Roni, responsabile del servizio farmaceutico dell’azienda sanitaria trentina: “Non c’è differenza tra i farmaci di marca e il semplice principio attivo venduto senza marchio”. Tutto qua, solo che i primi costano di più.
Che le rivendicazioni locali siano ben fondate è poi documentato da fattori ulteriori, anzitutto dai numeri. Proprio in questi giorni sono usciti i dati dell’Agenzia Italiana del Farmaco sui citati tetti alla spesa, ospedaliera e territoriale. Sono relativi al primo trimestre dell’anno, e confermano la tendenza allo sforamento, con la sola eccezione di quattro regioni. Sono tutte del Nord-Est, e la più virtuosa è proprio la Provincia trentina.
In linea generale, aumenta la distribuzione ospedaliera diretta, mentre calano gli acquisti dei cittadini in farmacia. E su tutto pesa un dato, l’aumento della forbice di prezzo nell’ultimo anno, di un ulteriore 1,3%, tra quanto si paga per il prodotto di marca e l’equivalente. Il ricorso ai generici risulta dunque più che mai decisivo. Perfino in Trentino. “Qui ci sono ancora 5 milioni di euro all’anno che i cittadini potrebbero risparmiare, scegliendoli”, nota lo stesso dottor Roni. Su scala nazionale la proiezione, aggiornata anche in questi giorni dal nostro Salvadanaio della Salute, sfiora il miliardo. Un dato che fa la differenza per tantissimi circa la possibilità di curarsi o meno.