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C’è un allarme che serpeggia qua e là. E’ quello sulle “scorte” di antibiotici che sarebbero in esaurimento, e questo riguarderebbe soprattutto alcune infezioni difficili da trattare.

C’è un allarme che serpeggia qua e là. E’ quello sulle “scorte” di antibiotici che sarebbero in esaurimento, e questo riguarderebbe soprattutto alcune infezioni difficili da trattare. Lo ha lanciato periodicamente qualche scienziato, ma adesso arriva una rassicurazione, più importante delle altre, perché fa leva sulla scoperta di una fonte inesauribile: il nostro corpo.

E’ la popolare rivista Science a divulgare la scoperta scientifica. E la novità, spiegano, è che la salvezza “sta sotto il nostro naso, anzi, dentro”. E’ stato individuato cioè un batterio “buono” che dimora nelle narici. Lo hanno rinvenuto i ricercatori tedeschi dell’Università di Tubinga.

E’ stato battezzato Lugdunin, e rappresenta il primo esempio di una nuova classe di antibiotici peptidici. In un’epoca nella quale il principale “spauracchio” medico sembra oggi essere quello dei “super-batteri” capaci di resistere ai più potenti antibiotici, la scoperta sembra avere il significato di un cambio di rotta, medico e forse anche un po’ “filosofico”, quello secondo cui la resistenza può costruirsi a partire dalle nostre stesse difese.

Tecnicamente, dalla ricerca in Germania risulta che i nostri “batteri nasali” hanno una potente attività anti-microbiotica, anche verso il cosiddetto “stafilococco aureo” (S.aureus), un resistente batterio foriero di infezioni nella pelle, nell’apparato scheletrico, respiratorio, urinario, e perfino nel sistema nervoso centrale. Su 187 pazienti ricoverati ed esaminati tramite tampone nasale, è emerso che la colonizzazione di tale stafilococco era di quasi il 35% nei soggetti privi del “batterio buono”, mentre negli altri la proporzione crollava sotto il 6%.

Il dato è eclatante, specie nel contesto in cui si cercano assiduamente le fonti organiche degli antibiotici ovunque, dal sottosuolo ai fondali marini, e le si cercano con urgenza, dati gli ultimi allarmi circa l’accresciuta resistenza batterica all’antibiotico. Lo studio tedesco ci dice invece che dobbiamo smetterla di cercare chissà dove, il punto di partenza lo possiamo trovare semplicemente guardandoci allo specchio.

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