Ci sono campagne e campagne. Alcune si risolvono in una “Giornata”, altre durano molto di più, e non solo perché, come in questo caso, coinvolgono una “Settimana”, ma soprattutto in quanto mobilitano quotidianamente all’azione migliaia di donne, con il placet delle principali autorità sanitarie mondiali e della stessa Unicef. L’allattamento naturale è la migliore medicina concepita per il nutrimento e la prevenzione sanitaria del neonato, e lo è anche per le madri.
La “Settimana Mondiale dell’Allattamento” appena conclusa, gestita a livello globale dalla World Alliance for Breastfeeding Action (e in Italia soprattutto dal Movimento Allattamento Materno Italiano), è stata incentrata quest’anno sul concetto di “sostenibilità”, anche in relazione agli “obiettivi di sviluppo”. Più che mai infatti il tema della salute – con i benefici conclamati del latte materno rispetto all’artificiale – qui si incrocia con quello dei costi, ai quali si costringono le madri - colpa grave soprattutto nei contesti di povertà – magari con campagne subdole dei produttori, che suscitano da tempo le proteste delle agenzie umanitarie.
La rivista Lancet ha calcolato nei mesi scorsi che tramite un incremento ragionevole del ricorso all’allattamento al seno si potrebbero prevenire oltre 800mila decessi l’anno, che corrispondono al 13% dei piccoli sotto i cinque anni. In particolare, si eliminerebbero la metà dei casi infantili di dissenteria e un terzo delle loro infezioni respiratorie. Si potenzia la crescita del bimbo, si alimentano gli anticorpi e le altre difese, con effetti accertati anche sul funzionamento cardiovascolare nel lungo termine.
Di più, i benefici sono inoltre psicologico-affettivi, e naturalmente coinvolgono anche la madre, dimezzandone non solo i rischi di depressione post-partum, ma riducendo perfino l’esposizione a patologie strettamente fisiologiche, dal tumore al seno all’osteoporosi, dall’ipertensione all’infarto.
Si potrebbe pensare che l’emergenza riguardi soltanto i paesi in via di sviluppo. Nient’affatto. A 26 anni dalla prima grande campagna Unicef in materia c’è solo un paese europeo in cui la maggior parte delle madri riesce a rispettare l’obiettivo dei sei mesi di allattamento, ed è la Finlandia. In Italia ci arriva solo il 10%, mentre già a quattro mesi il 70% dei piccoli è nutrito col biberon. A volte non ci si riesce per qualche serio impedimento fisiologico, al ché il latte artificiale risulta salvifico. Ma a volte no, pesano scelte e obblighi “organizzativi”. E’ una colpa grave, ed è una colpa collettiva. La maternità va aiutata e protetta, naturalmente non solo da familiari, medici e consultori, ma anche dal mondo del lavoro.