MENU
Nella “società dell'immagine” il nodo dell'obesità, e più in generale del sovrappeso, è un fenomeno ampiamente notato e temuto nell'alveo dell'“estetica”. Il che fa erroneamente passare in secondo piano un aspetto ben più rilevante.

Nella “società dell'immagine” il nodo dell'obesità, e più in generale del sovrappeso, è un fenomeno ampiamente notato e temuto nell'alveo dell'“estetica”. Il che fa erroneamente passare in secondo piano un aspetto ben più rilevante. I chili di troppo sono anzitutto un problema di salute, come ben sa ogni medico e fisioterapista, ed è un problema che coinvolge in misura allarmante una proporzione crescente della popolazione nazionale e mondiale.

Lo si è ricordato all'“Obesity Day” dello scorso 11 ottobre, che avrà del resto il seguito di una serie di approfondimenti e iniziative nell'ambito della “Settimana” prevista all'inizio del mese prossimo. E' stata l'occasione per fare il punto sulla situazione, ed è un punto assai critico.

Gli obesi sono circa 600 milioni, e quasi due miliardi le persone in sovrappeso, ossia oltre il 40% della popolazione mondiale, secondo le stime diffuse dalla Fao. Il problema coinvolge soprattutto i minorenni, e in particolare quelli che vivono nei paesi in via di sviluppo, dove alla crescita urbana e industriale si accompagnano livelli incrementati di sedentarietà. E non va meglio in Italia, dove oltre il 46% degli adulti è in sovrappeso, e più del 10% addirittura obeso, con ritmi di crescita impressionanti, al 3% annuo dal 2001. Notevoli, anche qui, le discrepanze a livello territoriale, con numeri chiaramente superiori nelle regioni meridionali.

Concomitanza significativa, nelle stesse regioni si rilevano le quote più basse di persone che praticano sport in modo continuativo. “ L’attività fisica è il principale fattore in grado di influenzare positivamente la nostra salute”, sottolinea Giuseppe Fatati, presidente dell'Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (Adi). E di “salute” si tratta, perché il sovrappeso viene considerato da molti nell'alveo della “malattia cronica”, con pesanti conseguenze, tra rischi aumentati di difficoltà respiratorie, fratture, ipertensione, resistenza all'insulina, malattie cardiovascolari, oltre naturalmente a disagi psicologici.

Tra un allarme e l'altro, da prendere assai sul serio, spunta peraltro qualche buona notizia nel nostro paese. Coldiretti documenta infatti un'inversione di tendenza dal 2015 nei consumi di frutta e ferdura degli italiani. Un “ritorno alla dieta mediterranea”, che coinvolge anche aumenti per quanto riguarda il pesce e l'olio d'oliva, con quel che tutto ciò consegue per la longevità, ovvero per una migliore prevenzione dai malanni.

Articoli Correlati

x