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Che il fumo faccia malissimo è per fortuna entrato oramai solidamente nella coscienza collettiva, oltre che naturalmente al vertice delle preoccupazioni degli operatori sanitari. Permane però qualche esitazione sulla “misura”.

Che il fumo faccia malissimo è per fortuna entrato oramai solidamente nella coscienza collettiva, oltre che naturalmente al vertice delle preoccupazioni degli operatori sanitari. Permane però qualche esitazione sulla “misura”. Si tende a pensare (e per la verità lo sostiene anche qualche medico) che “fumare poco”, un numero limitatissimo di sigarette quotidiane, sia in fondo ben “digeribile” dal nostro organismo. Il problema starebbe perlopiù nel fatto che quella “modica quantità” sia poco sostenibile per quasi tutti, in quanto si tratta di una sorta di droga leggera ma ad alta dipendenza, inducendo facilmente a un consumo cospicuo. Invece no, adesso arriva la smentita perfino su questo. Anche fumare molto poco può esser molto rischioso.

Lo si legge sulla rivista “Jama Internal Medicine”, circa uno studio condotto dagli scienziati statunitensi del National Cancer Institute. E la conclusione è chiara: “Anche chi fuma poche sigarette al giorno o alla settimana porta con sé un rischio di morire più alto rispetto a quello che accompagna la popolazione non fumatrice”.

La ricerca è stata condotta su ben 290mila adulti, tra i 59 e gli 92 anni, interrogati sul loro comportamento relativo al fumo nell’arco della loro vita. E da questo sono emerse correlazioni impressionanti, perfino tra chi ha consumato sigarette con relativa moderazione, tra l’una e le dieci al giorno, palesando un rischio di morte prematura innalzato dell’87% rispetto ai non fumatori. E c’è un incremento di rischio perfino tra chi fuma davvero pochissimo, in media meno di una sigaretta al giorno, con un balzo conteggiato al 64%.

Il dato è avvilente per i cosiddetti “fumatori virtuosi”, quelli cioè che sanno contenersi su numeri bassissimi, ritenendo ciò sufficiente a “salvarsi”. Le conseguenze ci sono anche per loro, anzitutto in materia oncologica. “Soltanto nel nostro Paese il fumo provoca centomila nuovi tumori l’anno - ricorda Carmine Pinto, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, rilanciando il concetto che - la prevenzione deve cominciare dai giovanissimi”.

Non si tratta del consueto appello obbligato, esso scaturisce da dati preoccupanti che ricollocano i giovani italiani all’amaro vertice delle classifiche continentali. Una recente indagine del Centro Europeo per il Monitoraggio della Dipendenza dalle Droghe ha svelato che il 12% degli studenti europei tra i 15 e i 16 anni è fumatore, ma la percentuale si impenna in Italia, al 21%, senza pari in Europa. In altri paesi la tendenza è in discesa, da noi il calo è solo sulla popolazione generale, ma non sui giovani. Forse persuasi che “fumare un pochino” non sia poi così grave. E invece ora si sa che anche quel poco lo è.

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