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Questa patologia, che si pensava sostanzialmente debellata riappare qua e là, perfino nel mondo occidentale che se n’era liberato superando in larga parte il problema-chiave dell’indigenza

Sì, lo diciamo ancora. Lo “scorbutico” è quel signore scostante, oppositivo, che interviene perlopiù a brontolare, prendendosela coi più giovani come con i più vecchi. E la radice è proprio quella, lo “scorbuto”, malattia antica quanto l’essere umano, che si manifesta in sintomi fastidiosi, tra emorragie, edemi e piaghe cutanee (che, se non curati, possono portare perfino alla morte) con pesanti e comprensibili effetti collaterali sull’umore.

Ebbene, c’è una notizia. Quella patologia che si pensava sostanzialmente debellata riappare qua e là, perfino nel mondo occidentale che se n’era liberato superando in larga parte il problema-chiave dell’indigenza. Alla cattiva notizia se ne accompagna peraltro una buona, che comunque chiama in causa i nostri comportamenti alimentari scorretti. Basta davvero poco per prevenirla, e si tratta del semplice consumo di vitamina C, necessaria alla produzione e allo stoccaggio corporeo dell’acido ascorbico, un vitale antiossidante con virtù anti-immunitarie e di cicatrizzazione

Alcuni scienziati australiani ne hanno recentemente annunciato la diagnosi su addirittura undici pazienti diabetici, la cui dieta era molto povera di frutta e verdura. In Francia, nel centro universitario di Limoges, su 63 pazienti con carenza di vitamina C è emerso che ben 10 erano affetti da scorbuto.

E non ne è immune neppure il nostro paese. Di pochi anni fa il caso, raccontato anche dal Corriere della Sera, della giovane dottoressa lombarda Simona Ghiozzi che, dopo un’odissea iniziata a tre anni di età tra diagnosi e cure sbagliate di ogni tipo, a poco più di trent’anni ha capito lei stessa che il problema era ben più semplice e antico. Lo scorbuto, appunto, poi risolto con una semplice terapia a base di vitamina C.

Curiosità a margine. La patologia è ritenuta parte dell’intera storia umana, tanto c’è chi interpreta nel Vecchio Testamento il “male di Giobbe” (oggetto di un apposito dialogo col Signore) come scorbuto. Se ne trovano tracce anche in testi indiani ed ebraici, oltre che in Ippocrate, ma la sua denominazione risale solo alla fine del sedicesimo secolo. Si tratta di un latinismo, “scorbutus”, escogitato però da un medico danese, che lo latinizzò da etimi vichinghi, con parentele anglosassoni. La cosa è interessante perché lo scorbuto, oltre a colpire prevalentemente i poveri e i marinai, bersagliava soprattutto le popolazioni geograficamente prive di una solida dieta vitaminica, come i nord-europei. E questo ci ricorda come noi mediterranei non abbiamo scuse, a dimenticarci dell’imperativo sanitario di mangiar bene, che da noi trova risposte a portata di mano.

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