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Alzarsi dal letto “preoccupati” compromette non solo la qualità dell’intera giornata, ma anche la nostra capacità di affrontare il motivo dello stress. Una ricerca americana rilancia il nesso tra lo stress e i rischi di declino cognitivo, con una precisazione: il danno si crea per lo più se è al mattino che ci facciamo travolgere dallo stress

La scienza è piuttosto chiara. Non si tratta di aspettare la mezza età per affrontare la tendenza al declino cognitivo e i relativi rischi patologici: ogni fase della vita lascia tracce nel tempo, nel bene e nel male. Attenzione però, il medesimo concetto vale anche all’interno della singola giornata. “Alzarsi male” carichi di preoccupazione, non solo ci fa “star male” nell’arco dell’intera giornata, ma soprattutto tenderà a vanificare la nostra capacità di affrontare la fonte della nostra preoccupazione quotidiana

A rilanciare il concetto è una ricerca dell’Università della Pennsylvania, pubblicata sul Journal of Gerontology: Psychological Sciences.

I ricercatori americani hanno reclutato 240 lavoratori di diversa collocazione socio-economica, sottoponendoli a una serie di domande nell’arco della giornata, per due settimane, tramite una app per smartphone. I quesiti vertevano, tra le altre cose, sulle previsioni e sulle situazioni reali di stress, ed erano accompagnati da test di memoria sul loro lavoro, ripetuti cinque volte al giorno.

L’esito è presto detto: livelli superiori di stress “previsionale” sono risultati associati non solo a un aumento di reale stress durante la giornata ma, e più ancora, a capacità cognitive diminuite. “Gli esseri umani pensano e cercano di anticipare gli eventi, il che può aiutarci a prepararci o perfino a prevenirli, ma tale facoltà può rivelarsi deleteria per le nostre funzioni mnemoniche, indipendentemente dal verificarsi o meno dell’evento stressante”, spiegano gli studiosi.

Le varie forme di demenza sono considerate oramai un’emergenza globale, anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Si stima che ne soffrano attualmente oltre 35 milioni di persone  ma la cifra è  destinata a raddoppiarsi entro un ventennio e a superare i 115 milioni entro il 2050. A determinare il fenomeno,   oltre alla tendenza all’invecchiamento della popolazione, sono fattori molteplici, anche di natura genetica, ma c’è oramai un consenso sull’incidenza di variabili “ambientali”, sociali, di “qualità della vita”.

In proposito i consigli proliferano, dalla cura degli hobby a una buona interazione sociale, dall’attenzione all’allenamento “mentale” ad attività creative.

La prima cosa da “non dimenticare” è insomma quella di aver cura di sé, della qualità della propria esistenza e spirito. Ma c’è una cosa interessante in più che emerge dalla ricerca statunitense. L’imperativo a “trattarci bene” vale prioritariamente al risveglio. “Anticipare lo stress” risulta deleterio alle nostre capacità cognitive se avviene il mattino, mentre se lo si fa la sera prima non ha lo stesso effetto, probabilmente perché c’è poi una notte di mezzo. Lo abbiamo già segnalato su questi spazi: “Memoria è anche saper dimenticare”.

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