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C’è un metodo del tutto naturale in grado di ridurre e prevenire la cronicizzazione del dolore neuropatico, una condizione che origina da un danno o alterazione del tessuto nervoso sia periferico sia centrale. Si tratta semplicemente di mangiare di meno. Proprio così: un periodo limitato di dieta a ridotto apporto calorico è in grado di attivare meccanismi anti-infiammatori legati al dolore neuropatico. A dimostrarlo è stato uno studio condotto da un team di ricerca dell’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibcn-Cnr) e della Fondazione Santa Lucia Irccs, in collaborazione con le Università di Chieti e Milano. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Plos One. Lo studio, finanziato dal Ministero della Salute nell’ambito dei progetti “Giovani Ricercatori” presso la Fondazione Santa Lucia, apre la strada a nuove strategie terapeutiche non farmacologiche, in alternativa o in supporto alle cure convenzionali.

Secondo le stime attualmente disponibili il dolore neuropatico affligge il 7-8% degli adulti nel mondo: la condizione tende a essere più probabile negli anziani e nel sesso femminile. La problematica è molto sentita fra i diabetici e purtroppo, visto che la diffusione di questa condizione è sempre maggiore, si prevede un aumento dei casi associati allo sviluppo di neuropatia diabetica. Il nuovo studio italiano offre quella che potrebbe essere una risposta semplice al problema. “Nei nostri esperimenti abbiamo constatato che dopo un danno nervoso periferico al nervo sciatico, un regime dietetico con un ridotto apporto calorico giornaliero agisce come potente stimolo metabolico ed attivatore di un fondamentale meccanismo di sopravvivenza e ricambio cellulare, noto come autofagia (la cellula ingloba parti di sé danneggiate)”, spiega Sara Marinelli del Cnr-Ibcn, coordinatrice del progetto.

I ricercatori hanno evidenziato lo stesso recupero dal dolore neuropatico anche in animali che mostrano una bassa capacità di rinnovamento cellulare. “Questi animali con ridotta capacità di autofagia presentano alterazioni metaboliche di fondo di tipo diabetico che aggravano la condizione di neuropatia”, prosegue Roberto Coccurello del Cnr-Ibcn. “Ebbene, anche con queste complicanze, una limitazione delle calorie assunte - aggiunge - può contrastare il decorso e l’intensità del dolore neuropatico, ristabilendo un equilibrio metabolico, riducendo i processi infiammatori e facilitando la rigenerazione nervosa attraverso la stimolazione dell’autofagia. Tutto ciò in assenza di manifesti effetti collaterali, come nel caso di ricorso continuato al solo approccio farmacologico. Si tratta di un risultato che apre la strada a una concreta e innovativa strategia terapeutica”.

Grazie a questo studio i ricercatori hanno raggiunto anche un altro obiettivo. “La condizione di lesione di un nervo periferico, che rappresenta di per sé una drastica alterazione dell’assetto metabolico dell’intero organismo, ci ha consentito di individuare dei marcatori biologici precoci del fenomeno, di grande utilità per valutare la prognosi della neuropatia”, concludono Marinelli e Coccurello.

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