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Soffrire d’asma non è affatto un impedimento per fare sport. Anzi, l’attività fisica può essere in questi casi una vera e propria medicina con effetti benefici sia sul corpo che sulla mente. Per questo è stata lanciata la campagna “Ho l'asma e faccio sport”, ideata dall’Associazione Respiriamo Insieme (respiriamoinsieme.org) e realizzata in collaborazione con il Coni e 6 associazioni sportive. In particolare, l’obiettivo è di raccogliere, attraverso i social, esempi positivi che aiutino a promuovere il messaggio #holasmaefacciosport. I contributi più significativi verranno inseriti in un video che sarà lanciato in occasione della Giornata Mondiale dell’Asma che si celebra il prossimo 6 maggio.

In Italia sono oltre 2 milioni e mezzo le persone che soffrono di asma. Tra chi ne soffre in forma grave, solo 4 su 10 pratica sport e 9 su 10 ritengono che questa malattia costituisca un limite nel farlo. Questi pazienti hanno maggiore probabilità di soffrire di ansia e di vedersi limitati nelle attività sociali e motorie. Per loro lo sport può rappresentare un aiuto. “E’ dimostrato - dice Gianna Camiciottoli, specialista di Malattie dell’Apparato Respiratorio del Careggi di Firenze - che l’esercizio fisico regolare si associa a un minor declino della funzione respiratoria e diminuisce i livelli infiammatori”. Inoltre ha anche molti benefici psicologici, soprattutto nei più giovani. “Numerosi studi mostrano che migliora l’interazione sociale - precisa Ilaria Baiardini, psicoterapeuta - aumenta l’autostima e anche la consapevolezza dei propri limiti, aiutandoli a vivere meglio con questa malattia cronica”.

La campagna sarà quindi uno strumento per promuovere lo sport in coloro che soffrono d’asma e sfatare errati luoghi comuni che renderebbero questo persone inadatte all’attività fisica. ”Lo sport, per l’asmatico, - commenta Simona Barbaglia, presidente dell’Associazione Respiriamo Insieme e ideatrice dell’iniziativa - è spesso un obiettivo non raggiunto, in molti casi anche per la poca informazione sul vantaggio che comporta. Vogliamo spiegare invece che questa malattia non deve rappresentare un limite, bensì un incentivo a fare attività fisica”.

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