MENU

La chiamiamo vitamina del Sole perché il nostro organismo la produce prevalentemente esponendosi alla luce dei suoi raggi. Per questo, dopo il lungo periodo di quarantena a causa dell’emergenza Covid-19, moltissimi italiani potrebbero ora riportare una carenza di vitamina D. Un problema che potremmo risolvere con un adeguata alimentazione e all'occorrenza con un supplemento specifico da concordare con il proprio medico. Almeno secondo Silvia Migliaccio, segretario nazionale Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione, tra i principali esperti coinvolti nei corsi di Formazione continua per i medici su “Nutrizione ai tempi del coronavirus” organizzati da Consulcesi come parte del progetto integrato e formativo “Covid-19. Il virus della paura”.

“Moltissimi italiani, chiusi in casa e alcuni senza possibilità di usufruire di giardini o terrazzi, non hanno avuto occasione di esporsi a sufficienza ai raggi solari, la nostra principale fonte di vitamina D”, spiega la nutrizionista. “La vitamina D è un ‘ingrediente’ essenziale per il nostro organismo, specialmente ora che rischia di trovarsi dinanzi a un nemico sconosciuto, il virus responsabile del Covid-19”, aggiunge. La vitamina D svolge infatti diverse importanti funzioni. “Innanzitutto, aiuta a far assorbire il calcio che introduciamo con gli alimenti da parte dell’intestino. Poi aiuta – dice Migliaccio - i processi di mineralizzazione a livello scheletrico, prevenendo il rachitismo nell'infanzia e l’osteomalacia negli anziani. Inoltre, dati recenti mettono i bassi livelli di vitamina in correlazione con una minore risposta immunitaria, con alterazione dell’omeostasi dei glucidi, con la ridotta funzionalità muscolare negli anziani, con la predisposizione per alcune tipologie tumorali. In particolare, i bassi livelli di vitamina D negli anziani sono stati messi in relazione con una minore risposta immunitaria”.

Da qui nasce la necessità di portare la “vitamina del Sole” sulle nostre tavole o, sotto consiglio medico, di reperirla in farmacia. “La vitamina D è contenuta soprattutto in alimenti grassi quali salmone, sgombro e tonno”, spiega Migliaccio. “La possiamo trovare anche nell'olio di fegato di merluzzo, nel tuorlo d'uovo, nel burro e, in generale, nei formaggi più grassi. Tuttavia, la quantità contenuta in questi alimenti - prosegue - è relativamente bassa, e nei casi di deficienza l'alimentazione non riesce a sopperire alle necessità dell’organismo. In questi casi è utile fare ricorso ad un integratore che permetta di ripristinare i normali valori ematici. Le modalità d'integrazione possono essere mediante il colecalciferolo o mediante il calcifediolo, che possono essere assunti con diverse posologie”. In generale, sarà da valutare in ogni singolo individuo l’eventuale necessità di integrare specifici nutrienti. “La buona notizia è che se l'alimentazione durante la quarantena si è mantenuta corretta ed equilibrata, seguendo lo schema della dieta mediterranea e quindi con 5 porzioni di frutta e non si dovrebbero manifestare carenze specifiche né di sali minerali né di vitamine”, specifica Migliaccio. “Inoltre, una graduale ripresa dell'attività fisica all’aperto, aiuterà a ripristinare la massa muscolare che purtroppo è stata poco sollecitata”, conclude.

Articoli Correlati

x