Il sonno è fondamentale per la nostra memoria. In particolare, la sua funzione è quella di riprodurre gli ultimi eventi vissuti e di formare così ricordi a lungo termine. Una sorta di “replay offline” che lascia un segno nella nostra memoria. A spiegare questo meccanismo è stato uno studio condotto dai ricercatori del Massachusetts General Hospital e dagli esperti del BrainGate, un consorzio di ricerca che lavora per sviluppare impianti cerebrali in grado di aiutare persone con disabilità motorie a utilizzare cursori, protesi e altri dispositivi. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cell Reports.
I ricercatori sostengono che il cervello durante il sonno può riprodurre l’attività neuronale in modo da stimolare la memoria e rendere i ricordi permanenti. “Il nostro studio fornisce la prima prova diretta della capacità degli esseri umani di consolidare la memoria tramite questo meccanismo, che era stato precedentemente osservato in alcuni animali”, afferma Jean-Baptiste Eichenlaub del Massachusetts General Hospital. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno monitorato l’attività cerebrale di due pazienti che hanno preso parte a una sperimentazione clinica, nella quale degli elettrodi erano stati impiantanti nel loro cervello come parte di un sistema di interfaccia cervello-computer. Nel nuovo studio gli scienziati hanno utilizzato questi elettrodi per registrare l’attività cerebrale associata allo svolgimento di un compito, precisamente un gioco sequenziale. I partecipanti vedevano su uno schermo quattro pulsanti di diverso colore, che quando venivano premuti erano associati a determinati suoni. Premuti in successione creavano una sorta di melodia che i pazienti dovevano cercare di apprendere e ripetere indirizzando, attraverso la propria attività cerebrale, i movimenti di un cursore sullo schermo per premere i pulsanti colorati.
I ricercatori hanno registrato grazie agli elettrodi i modelli di attivazione neurale non solo durante il test, ma anche durante il sonno. È in questo modo che hanno osservato come a riposo il cervello replicasse, con la stessa attività neuronale, il test appena fatto. “Monitorando l'attività cerebrale con degli elettrodi abbiamo scoperto che il cervello mostrava gli stessi schemi di attività quando i soggetti giocavano e durante il sonno post-gioco”, riferisce Eichenlaub. “Per questo abbiamo dedotto che il ‘replay’ potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nel processo di consolidamento della memoria”, spiega il ricercatore, che annuncia l'intenzione del suo team di approfondire la questione. “Contiamo di riuscire a testare la relazione tra l’intensità dell’attività neuronale durante il ‘replay offline'’e la forza del richiamo mnemonico dopo il sonno”, conclude Jarosiewicz.