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Lavorare sotto pressione eccessiva, nel lungo periodo, può compromettere anche la qualità del sonno. A dimostrarlo un recente studio condotto dall’Università della California, Los Angeles, Stati Uniti, pubblicato sull’American Journal of Industrial Medicine che ha coinvolto 1.721 lavoratori, con un’età media di 51 anni, arruolati nello studio Midlife in the United States (MIDUS). Lo studio dimostrerebbe una stretta correlazione tra elevati livelli di stress, dichiarati dagli stessi partecipanti, e significativi disturbi del sonno che si sarebbero mantenuti costanti nell’arco di nove anni.

L’analisi è stata condotta prendendo come metro di misura una scala di valutazione consolidata, basata su quattro sintomi tipici del disturbo del sonno: difficoltà ad addormentarsi, risvegli notturni e incapacità a riaddormentarsi, risvegli mattutini molto precoce e difficile ripresa del sonno, sensazione di irrequietezza durante il giorno, indipendentemente dal numero di ore dormite. Sono state prese in considerazione anche le caratteristiche del lavoro, in particolare il carico delle richieste e l’autonomia. Ebbene, dai risultati sono emerse associazioni significative tra stress /sforzo lavorativo molto elevato e aumento dei disturbi del sonno nel tempo.

Lo studio potrebbe fornire preziose indicazioni, sulla base di prove empiriche, per nuove ricerche in ambito di salute occupazionale psicosociale. “Sono necessari interventi urgenti per ridurre lo stress sul posto di lavoro, come ad esempio la riprogettazione dei carichi di lavoro e la promozione dell’autonomia dei lavoratori che potrebbero impattare positivamente anche sul miglioramento della salute, della qualità del sonno e del benessere dei lavoratori”, conclude Jian Li, professore presso l’Università della California.

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