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“Ritoccare” il sistema immunitario per bloccare la progressione di una delle forme più aggressive del tumore del seno. E’l’approccio ideato da un gruppo di ricercatori del laboratorio di emato-oncologia dell’Istituto Europeo di Oncologia, in uno studio sostenuto dalla Fondazione AIRC e pubblicato sulla rivista CancerResearch. La strategia proposta dagli studiosi è quella di “riorchestrare” il sistema immunitario contro il tumore. I ricercatori hanno dimostrato, in modelli sperimentali di tumore del seno triplo negativo, che la somministrazione sequenziale a dosaggi adattati di due chemioterapici, ciclofosfamide e vinorelbina, attiva le cellule immunitarie (APC e linfociti T) e ottimizza l'efficacia degli anticorpi anti-PD-1.

“La terapia con anticorpi monoclonali anti-PD-1 ha rivoluzionato nell'ultimo quinquennio la terapia di alcuni tipi di tumore, come il melanoma e il carcinoma del polmone, anche se si è rivelata efficace in un numero limitato di pazienti”, spiega Francesco Bertolini, scienziato che ha coordinato lo studio. “Questi anticorpi ‘risvegliano’ le cellule del sistema immunitario che le cellule neoplastiche avevano ‘addormentato’, rendendole capaci di controllare la crescita neoplastica. In alcuni pazienti e in alcuni tipi di tumore - continua - questo meccanismo non risulta però efficace perché il sistema immunitario non è in grado di riorchestrarsi e di attaccare le cellule tumorali. La vinorelbina a basso dosaggio attiva le ‘antigenpresentingcells’ (cellule che presentano l’antigene) o APC: si tratta di cellule specializzate nel raccogliere pezzi di proteine di agenti infettivi o anomale, come quelle tumorali, e presentarli alle altre consorelle dell'orchestra immunitaria, sollecitando l’attacco contro la neoplasia”.

Aggiunge Bertolini: “La ciclofosfamide a dosaggio settimanale è a quel punto in grado di far esprimere alle cellule T del sistema immunitario il fattore di trascrizione tcf1, che le “risintonizza”, rendendole capaci di attaccare vigorosamente le cellule neoplastiche, grazie alle istruzioni date dalle APC e al segnale di "risveglio" dettato dagli anticorpi anti-PD-1". Nei due modelli sperimentali di cancro mammario triplo negativo, la terapia intermittente con i due farmaci è stata in grado di controllare la crescita del tumore sia a livello locale che metastatico. “Il punto di forza della nostra ricerca è che si può passare subito alle sperimentazioni cliniche”, dice Bertolini. “I farmaci utilizzati nello studio sono infatti noti e disponibili. Si tratta quindi di valutare il dosaggio più efficace nelle pazienti”, conclude.

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